Non saranno effettuati altri accertamenti sui reperti, in primis sulle schede elettroniche, ma non sarà accertata neppure l’esatta dinamica dell’incendio. Il giudice Andrea Scarpa ha rigettato la richiesta di incidente probatorio avanzata dalla difesa di Mohamed Gaaloul, 30enne tunisino principale sospettato dell’omicidio della giovane mamma di Ravarino Alice Neri, brutalmente uccisa all’alba del 18 novembre nelle campagne di Fossa di Concordia. A fronte della perizia tecnica depositata dal legale, il giudice non ha ritenuto necessario contrapporre o affiancare una relazione peritale diretta a dare conto di quale potrebbe essere stata con alto grado di probabilità la successione ’incendiaria’ degli eventi . Il giudice non ha ritenunto neppure necessario analizzare i reperti individuati sulla vettura, come quelle che parevano appunto schede madre di un telefono. Per il giudice da quei "pezzi di ferro combusto" – (cosi definiti dal Pm) – è da ritenere pressoché impossibile estrapolare alcunché così come risulterebbe inutile analizzare i "frammenti di vetro liquefatto con macchie di colore rosso" poiché non è emerso con alcuna sicurezza neppure che si tratti di residui biologici. Secondo il giudice, inoltre, "una parte significativa degli accertamenti richiesti non ha condotto ad alcun risultato utile" ma avrebbe al contrario "appesantito" l’esame di quelli invece emersi come utili ai fini delle indagini. Per l’avvocato Cosimo Zaccaria, difensore della madre e del fratello di Alice, l’ordinanza è "un importante punto segnato: con un provvedimento chiaro è stata respinta l’istanza di incidente probatorio con motivazioni che non fanno altro che rendere ancora più solido il quadro indiziario accusatorio nei confronti del signor Gaaloul. Viene rimarcato come sia stata utilizzata benzina per incendiare la vettura e olio esausto come accelerante. Si è messa la parola fine sul fatto che è stato trovato un telefono nel corso dell’ultima ispezione del 25 luglio sull’auto di Alice. Infine – conclude Zaccaria – la famiglia spera si possa arrivare presto a processo". Secondo il difensore del tunisino, l’avvocato Roberto Ghini, quella del giudice è "una decisione prevedibile. Purtroppo siamo di fronte ad indagini a senso unico da parte della procura. Dopo l’accesso alla vettura è emerso un dato non di scarso rilievo: l’incendio, diversamente da come si è affermato, non è stato originato o provocato utilizzando olio esausto ma esclusivamente benzina. L’incendio non è partito nella parte posteriore della vettura ma nei sedili anteriori. Abbiamo scientificamente dimostrato – afferma – come non è stato possibile utilizzare olio nè per innescare l’incendio, nè per aumentare la potenza distruttiva del fuoco. Abbiamo fornito dati scientifici che nessuno ha smentito. Inoltre all’interno della vettura sono presenti tracce che nessuno ha voluto esaminare".
Valentina Reggiani