
Sopralluogo sugli argini dei comitati che si battono per la difesa del nostro territorio
Modena, 12 ottobre 2024 – “La nostra collaborazione tra Comitati della pianura modenese nasce dopo l’alluvione del Secchia nel 2014 e da allora ci battiamo per la difesa del nostro territorio dal rischio idraulico”. Ieri mattina, a Marzaglia, i Comitati ‘Arginiamo’, ‘Salute ambientale’ di Campogalliano e ‘Secchia’, si sono riuniti per illustrare l’attività svolta negli ultimi anni e le azioni da intraprendere nei prossimi, con particolare riferimento al nodo idraulico del fiume Secchia, “uno dei più a rischio in Italia”.
‘Il caso Secchia: verità non dette e prospettive sull’insicurezza idraulica’, il titolo dell’incontro della mattinata: “Come unione di Comitati della pianura modenese – affermano Massimo Neviani e Aldo Lugli di ‘Salute ambientale’ di Campogalliano e Vittorio Cajo di ‘Arginiamo’ – abbiamo sempre evitato le polemiche e ci siamo basati sulle pubblicazioni di Aipo, Autorità di bacino, e sugli studi fatti da docenti universitari come il professor Orlandini di Unimore. Abbiamo iniziato a lavorare insieme, come Comitati, dopo l’alluvione del 2014 quando ci siamo resi conto, dalla relazione firmata dall’attuale direttore di Aipo l’ingegner Zanichelli, che il fiume era pericoloso anche per le piene piccole e che questo era noto già dallo studio fatto dal Magistrato del Po nel 1995, nel quale la cassa di espansione del Secchia veniva definita ‘molto piccola e con errori di progetto’”.
“Sono dieci anni che chiediamo un concreto progetto per la messa in sicurezza del fiume Secchia. Ma ancora non abbiamo ottenuto risposte – proseguono i referenti –. Nei vari incontri con i dirigenti di Aipo dopo il 2014 abbiamo avuto assicurazioni che si stava lavorando al progetto di messa in sicurezza e all’elaborazione del nuovo PAI (piano assetto idrogeologico) premessa necessaria al progetto. A oggi il progetto di messa in sicurezza non c’è, mentre il Pai è stato presentato solo nel 2022. Quando nel 2020 abbiamo incontrato l’allora presidente della regione Bonacini e l’assessore Priolo, ci è stato detto che il Panaro era sicuro e il Secchia insicuro ma che la sicurezza idraulica non era una priorità per la regione. Due mesi dopo, ci fu la rotta del Panaro a Navicello e l’alluvione di Nonantola”.
E ora a che punto siamo? “I lavori per il miglioramento della cassa di espansione del Secchia sono annunciati nel 2025 con fine lavori nel 2032. Per la messa in sicurezza non c’è il progetto. I fondi del Pnrr per il Po che ammontano a oltre 300 milioni sono stati vincolati dall’Unione europea interamente alla rinaturalizzazione senza destinare una parte alla sicurezza idraulica e né l’intervento di Aipo né del ministero sono riusciti a cambiare le cose”. A tutto ciò, di recente si sono aggiunte le polemiche sul massiccio taglio degli alberi all’interno della Riserva naturale del Secchia, con l’abbattimento di 50 ettari di foresta fluviale.