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Perché la babysitter di Modena era in crisi. La nonna del bimbo: "Erano contenti di lei"

Il caso del bambino lanciato dalla finestra dalla tata. La 32enne carpigiana aveva lasciato il lavoro di segretaria: accuse di mobbing. Non era sui social

Modena, 4 giugno 2022 - Il lancio del bimbo dalla finestra, la catalessi, la confessione: chissà cos'è passato nella mente  di Monica Santi, la baby sitter 32enne arrestata per aver buttato dall'altezza di tre metri il piccolo che doveva accudire e che ora è ricoverato in ospedale: per fortuna sta meglio. Le uniche parole che, a caldo, ha pronunciato davanti alla colf che era con lei in casa sono agghiaccianti:  "Ora è libero". Saranno proprio quelle parole a portare presumibilmente a una perizia psichiatrica della giovane donna: se non sarà il giudice a farlo, lo chiederà la difesa.

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La baby sitter Monica Santi viene portata in questura a Modena
La baby sitter Monica Santi viene portata in questura a Modena

La crisi sul lavoro, l'ombra del mobbing

Non aveva mai dato segni di squilibrio, sottolinea oggi la nonna del piccolo, mentre la mamma parla di una forte crisi professionale: "Monica è una bravissima ragazza, si è laureata in Economia e finanza, proprio la laurea magistrale. Prima lavorava in una ditta di Carpi". Ma aveva mollato il lavoro in ufficio per fare la baby sitter perché - ha detto la stessa Santi nell'interrogatorio - "Mi sentivo sola, non mi sentivo accettata da nessuno". Di fatto la giovane donna lavorava, fino al giugno scorso, come segretaria in una ditta: il rapporto professionale si è interrotto bruscamente con strascichi legali per stipendi non pagati e accuse di mobbing. Una situazione che ha aggravato la situazione psicologica della giovane donna. Dopo l'interruzione del rapporto è andata per un periodo a Nizza dove ha cominciato a fare la babysitter. Al suo ritorno ha risposto a un annuncio della famiglia di Soliera, cominciando, a gennaio, a occuparsi del bimbo per otto ore al giorno. 

La famiglia, gli interessi: niente social

I genitori, per i quali sono stati disposti gli atti per farle visita, hanno lei come unica figlia. Il padre è un operaio in pensione. Monica Santi, laureata in economia e commercio nel 2015, è descritta come una donna con molti interessi, come la fotografia e il disegno, ma con pochi amici, con le vacanze fatte da sola e niente social. La colf, testimone di quanto avvenuto, benché al momento dei fatti si trovasse al piano inferiore, ha riferito che, in questi mesi, avesse sempre svolto il suo lavoro in maniera sera e accurata.

Le origini del malessere 

"La mia assistita - spiega l'avvocato difensore Francesca Neri - ha raccontato di avere la sensazione di un malessere sempre più forte tanto da trovarsi, quel giorno, all'improvviso in stato di catalessi, tanto da non avere la cognizione della realtà e a questo punto ha lanciato il bimbo dalla finestra".  E continua: "Ancora adesso non riesce a dare una spiegazione su quanto accaduto e ribadisce questo malessere dovuto a insoddisfazioni in ambito lavorativo prima dell'attuale lavoro di baby sitter. Credeva di poter gestire da sola tale malessere e non ha chiesto aiuto a nessuno, ma purtroppo non è stato così. E continua a chiedere come sta il bambino, mostra grande preoccupazione per le sue condizioni".

Lo strazio della nonna del piccolo

"Mio figlio mi ha appena detto che il bambino sta meglio, ora respira da solo". C’è speranza nelle parole della nonna paterna del piccolo di 13 mesi ricoverato all’ospedale Maggiore di Bologna dopo essere stato gettato dalla finestra dalla baby sitter che avrebbe dovuto prendersene cura, martedì scorso a Soliera.

"Non abbiamo parole per quanto accaduto – dice la donna che abita a Concordia – proprio la domenica prima del dramma eravamo a pranzo tutti insieme e mia nuora mi diceva di trovarsi bene con la baby sitter". Pare, insomma, non ci fossero avvisaglie circa la precaria condizione psicologica della donna, così come confermato anche dalla donna delle pulizie, in casa nel momento in cui si è consumato il dramma. "Ringrazio anche il parroco di Concordia e tutti i cittadini che hanno partecipato al Santo Rosario per mio nipote", conclude la nonna.

Dopo la confessione della 32enne Monica Santi, che ha ammesso di aver gettato dalla finestra il piccolo che accudiva, prudenti le reazioni a Soliera, paese in cui i genitori del bambino avevano deciso di vivere. "I genitori del piccolo – confermano i titolari del Bar Pasticceria Marzia in via Caduti - sono nostri clienti e amici personali. Preferiamo non esprimerci sull’episodio di ammissione di colpa della ragazza per rispetto del dramma che stanno vivendo i nostri affezionati frequentatori". "I bambini per me dai sei mesi – esterna deciso l’ex sindaco in carica dal 76 all’87 Angelo Flammia, auspicando maggiori aiuti alle famiglie da parte degli enti pubblici – dovrebbero frequentare l’asilo nido. Tutti nella vita attraversiamo momenti di alti e bassi, però stiamo ancora oggi a discutere su una questione seria: a chi affidiamo i nostri bambini? Io sono per l’affido agli asili nido, poi alla scuola materna. Tutti i bambini dovrebbero avere il diritto di fare questo percorso, per un fatto di sicurezza e per una crescita serena. Le nostre istituzioni – focalizza Angelo - dovrebbero garantire a tutti la frequenza negli asili iniziando dalla drastica riduzione delle rette".

"Mi viene la pelle d’oca solo pensare alle parole d’ammissione di colpa – esterna una addetta della scuola d’infanzia Muratori la cui sede è al di là del giardino che la separa da via Arginetto – specie per me che ogni giorno vivo il mio lavoro attorniata dai bambini. Spero che il piccolo torni presto qui a casa sua ". "Succederà, se accertato il problematico stato di psichico della ragazza – esterna Renzino Roma, conoscente dei genitori – che non potrà essere punita ma, in questo momento, dobbiamo augurarci solo la rapida guarigione del bambino".

Da giorni a presidiare la casa di Soliera, dove al balcone del secondo piano campeggiano ancora le bandiere della Pace e quella europea, c’è Rosanna la vicina di casa che cortesemente avverte, quanti suonano al campanello di casa, della forzata assenza dei proprietari".