
L’artista Andrea Saltini davanti alla sua opera accusata di blasfemia da alcuni fedeli
Carpi (Modena), 30 marzo 2025 – “L’autore ha ampiamente raggiunto lo scopo di ’provocare’ – anche verosimilmente a fini pubblicitari – ma non può essere affermata allo stesso modo e come conseguenza inevitabile anche la volontà di ’vilipendere’, non affermabile con certezza né nell’intenzione dell’artista né tanto meno in quella degli altri indagati: l’organizzatrice della mostra e ancora di più in quella del don, per il quale l’attribuzione di una dolosa volontà di compiere attività di vilipendio della religione Cattolica è in totale contrasto con il di lui impegno pastorale”. E’ con queste motivazioni che il giudice Andrea Scarpa ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura circa il procedimento per presunte offese ad una confessione religiosa, aperto dopo la denuncia di alcuni fedeli.
La circostanza è nota: riguarda la mostra ‘Gratia Plena’ di Andrea Saltini nella sede del museo diocesano di Carpi da alcuni considerata ’blasfema’. Il Gip Scarpa ha ora archiviato le posizioni dell’artista, dei curatori dell’esposizione, don Carlo Bellini e Cristina Muccioli e dell’arcivescovo Erio Castellucci. Lo scorso 20 gennaio, infatti, si era svolta l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione della procura, presentata dall’avvocato Francesco Minutillo che rappresenta i fedeli.
“Vittoria di Pirro per la diocesi – afferma Minutillo – il Tribunale archivia ma conferma: non era nei fedeli la malizia, ma nell’opera esposta. Siamo partiti da una Curia che, per difendere l’indifendibile, sosteneva che la malizia era ’negli occhi di chi guarda’ – sottolinea il legale – oggi un giudice della Repubblica ha affermato che quel quadro era provocatorio, ed era stato realizzato per provocare, probabilmente a scopi pubblicitari. Una vittoria di Pirro dunque quella degli indagati, soprattutto per la Curia”.
Secondo il legale non si tratta dunque di una piena assoluzione morale e reputa opportuno valutare la possibilità di “raccogliere tutto il materiale documentale e presentare un’apposita segnalazione alle autorità vaticane competenti, affinché si pronuncino pastoralmente e disciplinarmente sulla condotta dell’arcivescovo Castellucci e del sacerdote coinvolto”.
Il giudice Scarpa, nel motivare l’archiviazione ha però sottolineato come si possa reputare sussistente il vilipendio – anziché una mera ’critica’ – allorquando venga manifestato un ’atteggiamento di disprezzo erso al religione cattolica’. E continua: “Nel caso in esame, le autorità ecclesiastiche avrebbero ben potuto assumere, se lo avessero ritenuto necessario o almeno opportuno, determinazioni in qualche modo ’punitive’: ciò non è avvenuto”. Il giudice esclude quindi la sussistenza di qualsivoglia reato.
“Ero certo del risultato. L‘azione giudiziale degli opponenti alla richiesta di archiviazione ha avuto un prevedibile esito infausto – afferma l‘avvocato Giovanni Gibertini che difende il vescovo di Modena e Carpi Erio Castellucci –. Il tentativo di attribuire responsabilità penali al vescovo non poteva che fallire”.