STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Morti in carcere, la mobilitazione. Dal Pd interrogazione al ministro. Il direttore: "C’è preoccupazione"

Quattro detenuti deceduti, di cui due suicidi accertati. Camporota: "Fragilità al massimo livello". Sorrentini: "Sovraffollamento problema fondamentale. E la struttura è vetusta, umidità in alcune celle"

Il direttore del carcere Sorrentini con l’assessora Camporota

Il direttore del carcere Sorrentini con l’assessora Camporota

Modena, 5 febbraio 2025 – 584 detenuti rispetto a una capienza regolamentare di 372. I numeri parlano da soli: la situazione al carcere di Sant’Anna è a livello altissimo di criticità, e le quattro morti in cella nell’arco di poche settimane (due detenuti suicidi e altri due morti per cause accidentali, forse attribuibili all’abuso di farmaci) l’hanno riportata tragicamente in primo piano. "Non si può andare avanti così: una condanna alla detenzione al Sant’Anna non può equivalere al rischio di una condanna a morte", scrivono i parlamentari modenesi del Pd Enza Rando, Stefano Vaccari e Maria Cecilia Guerra che hanno rivolto un’interrogazione al Ministro della Giustizia. "Se le carceri sono spazi sovraffollati, fatiscenti, in cui gli individui sono abbandonati a se stessi, con i farmaci come unica via di fuga, come si può pensare che potranno essere reinseriti nel tessuto sociale?".

Di certo al Sant’Anna la tensione è palpabile, e ieri mattina inevitabilmente questo tema è emerso anche durante la presentazione della "Trilogia dell’assedio" che porterà in scena alcuni detenuti al teatro delle Passioni. "C’è preoccupazione e noi senz’altro ci diamo da fare, anche con il supporto degli uffici superiori e delle altre autorità che ci hanno dimostrato vicinanza e solidarietà – ammette Orazio Sorrentini, direttore della casa circondariale di Modena –. Il sovraffollamento è sicuramente il problema fondamentale, peraltro comune anche ad altri istituti penitenziari. In più credo che sia necessario intervenire con risorse materiali che permettano anche il miglioramento della struttura. Si avverte infatti la vetustà di alcuni impianti, la presenza di umidità in alcune celle, la necessità di sistemare intonaci e di effettuare riverniciature".

Nel carcere di Modena "oggi la fragilità si sta esprimendo al massimo livello", sottolinea Alessandra Camporota, ex prefetto, oggi assessore comunale alla sicurezza urbana e alla coesione sociale. Non possiamo pensare che il carcere sia un mondo a parte, lontano dagli occhi e quindi lontano dal cuore: "Credo che sia necessaria una mobilitazione cittadina, e avverto l’urgenza di fare iniziative", aggiunge. In un clima delicato e pesante come quello che sta vivendo il carcere modenese, emerge ancor più forte l’importanza di progetti di recupero sociale rivolti ai detenuti, come la sartoria attivata al Sant’Anna dalle volontarie di Manigolde di Finale, il laboratorio di pasticceria, e a Castelfranco anche la collaborazione con l’Istituto superiore Spallanzani, le lezioni delle sfogline, le cene allestite all’interno della casa di reclusione con il servizio in sala curato dagli stessi reclusi, così da favorire il ‘dialogo’ fra due mondi apparentemente separati. "Il percorso che abbiamo attivato con il Teatro dei Venti è una bella pagina di teatro e una splendida pagina di socialità", osserva Giuliano Barbolini, presidente di Ert. Dai prossimi giorni, alcuni detenuti saranno anche impegnati in corsi di formazione come tecnici, macchinisti, scenografi teatrali. "Se nel carcere ci fossero più attività come queste – conclude il direttore Sorrentini – il clima sarebbe migliore, perché un’attività come quella teatrale tiene impegnati veramente il corpo e l’anima".