VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Morta in fabbrica, lo strazio della sorella "Era la nostra roccia: una famiglia distrutta"

Najoua EL Harim piange Laila: "Non riusciamo ad accettare questa tragedia, mia mamma da giorni sta malissimo. Quel lavoro la rendeva felice, aveva fatto tanti sacrifici. Errore umano? Aveva tanta esperienza, la verità verrà a galla"

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di Valentina Reggiani

"Era la colonna portante della mia, delle nostre vite. Era la roccia della famiglia. Non ci fermeremo fino a che non avremo ottenuto giustizia. Perché Laila se la merita".

Sono parole intrise di dolore quelle di Najoua El Harim, sorella minore di Laila, la mamma 41enne vittima del terribile infortunio sul lavoro avvenuto martedì mattina nell’azienda di Camposanto dove lavorava da neppure due mesi.

La sorella non crede all’ipotesi di un errore umano e sottolinea con forza che lei e tutti i familiari di Laila sono intenzionati ad andare fino in fondo a questa vicenda, per fare luce sull’accaduto.

Najoua vive a San Felice con il marito e i suoi bambini ma, dal giorno della tragedia, non esce di casa.

Laila era una lavoratrice esperta? Conosceva i macchinari che utilizzava?

"Mia sorella viveva per la sua professione, ha sacrificato tutto per quel lavoro ed era felice perché le piaceva, perché lo sapeva fare bene. Ha fatto lo stesso mestiere per tanti anni, anche se, in precedenza, in un’altra azienda. Non smetteremo mai di cercare la verità, lo faremo finchè avremo fiato e cercheremo in tutti i modi possibili di restituirle giustizia, perché era una ragazza d’oro. Una donna che ha amato ed era amata da tutti. Merita onore, fino alla fine".

Cosa pensa possa essere successo?

"Noi non stiamo leggiamo i giornali e non guardiamo la tv, perché non ce la facciamo a vedere il suo volto accanto alla notizia della sua morte. E’ un dolore immenso. Tanto la verità uscirà nelle sedi opportune".

Eravate molto legate?

"Per me Laila era una mamma. Era un punto di riferimento per tutti noi, la roccia della famiglia. Con lei se ne è andato un pezzo importantissimo della mia vita. Laila era la mia anima e avrebbe fatto qualsiasi cosa per me. Così io per lei. Siamo venuti in Italia tutti insieme anni fa: papà lavorava qui, poi è arrivata mamma. Laila ha cresciuto i miei figli, al piccolo faceva da baby sitter e la adoravano. Era la sorella maggiore, la mamma chioccia di tutti noi. Ho trentadue anni, ma mi faceva sempre sentire la sorellina da proteggere. Eravamo sempre insieme, poi è arrivato il Covid che ha messo distanze dove non ce n’erano".

Quando l’ha vista l’ultima volta?

"E’ venuta a casa mia sabato scorso perché mamma doveva partire, doveva tornare in Marocco e le ha portato i documenti e voleva salutarla. Ora mamma sta malissimo. Non accetta questa ingiusta perdita e le sue condizioni di salute sono peggiorate all’improvviso. Ma nessuno di noi è disposto ad accetttare l’accaduto. Andremo avanti, cercheremo la verità fino a che avremo vita".