GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Montefiorino, scontro sui partigiani: "Offensivo strumentalizzare Gorrieri"

Bondi, autrice di un libro con Ermanno, interviene nella polemica in occasione degli 80 anni della Repubblica "Ozio e disorganizzazione? Non furono l’unica componente, ma molto meglio della disciplina nazifascista".

Montefiorino, scontro sui partigiani: "Offensivo strumentalizzare Gorrieri"

Montefiorino, scontro sui partigiani: "Offensivo strumentalizzare Gorrieri"

Montefiorino, 27 giugno 2024 – "Per celebrare il ruolo della montagna non serve denigrare la Resistenza". La considerazione è di Giulia Bondi (autrice con Ermanno Gorrieri di ’Ritorno a Montefiorino’, il Mulino 2005 e 2021) e Franca Gorrieri (a nome dell’associazione Liberi partigiani italiani) a proposito delle polemiche seguite alla pubblicazione di un opuscolo per gli 80 anni della Repubblica di Montefiorino. "’Eravamo un po’ anche noi degli occupanti’, disse una volta un vecchio partigiano, consapevole di quanto i ’ribelli’ pesassero sull’Appennino. La guerriglia deve molto a quelle popolazioni, che non li denunciarono, anzi li sostennero – osservano Bondi e Gorrieri –. Le donne, che reggevano famiglie già provate da miseria e guerra, con rischi enormi sfamarono, nascosero, curarono i giovani saliti dalla pianura. Forse vedevano in loro i propri figli, partiti senza tornare per i tanti fronti della guerra fascista".

Le tante brigate partigiane locali "univano alla conoscenza del territorio la determinazione nel difendere – oltre alla libertà – case e famiglie, già brutalizzate dalla violenza nazifascista fatta di stragi, rastrellamenti, incendi. È perciò offensivo e riduttivo che, per riflettere sul ’contributo delle popolazioni montanare alla lotta di liberazione’, qualcuno al Comune di Montefiorino abbia estrapolato – dapprima senza citare l’autore e in seguito strumentalizzandone il nome – quei passaggi della ’Repubblica di Montefiorino’ nei quali Ermanno Gorrieri stigmatizza gli aspetti problematici della zona libera".

L’apporto della gente della montagna, proseguono, "non può essere limitato al ruolo di vittime. Per di più, dimenticando i veri carnefici: forze naziste guidate da fascisti locali. Sembra che a vessare l’Appennino sia stata l’esaltazione dei primi giorni della zona libera, e che il ’contributo’ che si dice di voler celebrare in questo Ottantesimo anniversario si riduca a quello di spettatori passivi dello spreco. Armati o disarmati, montanari e montanare ebbero invece un ruolo cruciale".

Perfino ’l’ozio e la disorganizzazione’, "ora sbandierati come fossero la cifra distintiva dei primi giorni di Montefiorino, furono comunque un’isola di libertà per chi rifiutava di arruolarsi con la Repubblica sociale. E anche se non furono certo l’unica componente della lotta (come sa anche chi ha estratto poche righe da 700 pagine), erano comunque meglio di qualsiasi disciplina nazifascista".

Gorrieri, "che pure critica la scelta del Pci di una lotta di massa, riconosce che i partigiani comunisti offrirono così un rifugio e un’alternativa a centinaia di giovani che fino ad allora avevano conosciuto soltanto il regime. Meglio qualche giorno di ’festa della libertà’ in 20 mesi di sacrifici per l’Italia democratica, che vent’anni di ordine fatto di dittatura, leggi razziali, colonialismo, stermini di massa".