DAVIDE MISERENDINO
Cronaca

Modena, l’eredità di Muzzarelli. Pd bloccato da veti incrociati. E ora il centrodestra ci crede

Candidature, braccio di ferro Bonaccini-sindaco uscente. Ma c’è il jolly vicino alla Schlein . Opposizione a caccia dello storico ribaltone: spunta la senatrice che sconfisse Soumahoro.

Modena, l’eredità di Muzzarelli. Pd bloccato da veti incrociati. E ora il centrodestra ci crede

Modena, l’eredità di Muzzarelli. Pd bloccato da veti incrociati. E ora il centrodestra ci crede

Da una parte c’è il Pd bloccato da una complicata lotta per la successione. Dall’altra un centrodestra che sa di non essersi mai trovato in condizioni migliori per tentare lo storico ribaltone e che sente tutta l’agitazione del momento. Anche sotto la Ghirlandina si avvicina il voto. Ciò nonostante si naviga a vista: i candidati sono solo potenziali e ogni giorno il ’borsino’ premia uno o l’altro aspirante all’ufficio di piazza Grande. Nel Pd, come da tradizione, è tutto un pullulare di nomi. Per capire, però, qual è il perimetro in cui ci si muove bisogna partire dalle retrovie, dai ’padri nobili’ del partito modenese: l’attuale sindaco Gian Carlo Muzzarelli e il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Sono loro, in questa partita, a dare le carte. Il grintoso Muzzarelli, tutt’altro che in fase calante – a Modena si dice sempre "è dappertutto" – viene accusato da ’gole profonde’, che lui chiama "seminatori di bufale", di stare frenando la corsa di un suo assessore, Andrea Bortolamasi, considerato invece il delfino di Bonaccini. Bortolamasi è stato capo della segreteria politica del governatore e prima del suo ko alle primarie nazionali, tutti lo indicavano come candidato naturale alla poltrona di sindaco. Muzzarelli, già allora, aveva fatto capire di considerare, invece, le primarie lo strumento migliore per scegliere il suo successore. Bortolamasi, grazie al suo passato da segretario cittadino, sembra aver ’seminato bene’ e le consultazioni appena conlcuse nei circoli lo hanno premiato. L’altro ’favorito’ della base è Giulio Guerzoni, già assessore allo sport, all’ambiente, ai lavori pubblici e oggi capo di gabinetto di Muzzarelli. Si tratta di un uomo di fiducia del sindaco uscente, una candidatura dunque in forte continuità. Il problema è che, dicono i bene informati, non andrebbe bene a Bonaccini e ad altri notabili del Pd. E quindi ecco spuntare il jolly, il solierese Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della giunta emiliano romagnola e responsabile enti locali della segreteria Schlein. Si dice che Baruffi, figura di riconosciuta competenza ed esperienza, sia forse l’unico capace di unire gli intenti di Muzzarelli e Bonaccini. I suoi detrattori, però, non mancano di ricordare che, alle primarie democratiche per il parlamento del 2012, non era riuscito a convincere gli elettori ’amici’. Si presume che alla fine sarà uno tra Bortolamasi e Baruffi a spuntarla, anche se sulla strada che porta alle primarie di coalizione (già, perché poi il candidato del Pd dovrà misurarsi con un esponente dell’alleanza che vede insieme Sinistra e Verdi) potrebbero spuntare nuovi big (Maria Cecilia Guerra? Elisabetta Gualmini? Stefano Vaccari?) o storici punti di riferimento del mondo cattolico come Francesca Maletti, che sfidò Muzzarelli alle primarie nel 2014.

A destra l’impressione è che si osservi con interesse il Pd per individuare il candidato più adatto al duello. Più volte Fratelli d’Italia, che oggi fa ovviamente la parte del leone, ha fatto sapere di stare pensando a un esponente civico, capace di "allargare al massimo il perimetro della coalizione". Di andare a rosicchiare voti al centro, dove il Pd si sta scoprendo. Il problema è: chi? Uno dei nomi più in voga è stato quello dell’imprenditore Paolo Cavicchioli, che proprio quest’anno ha concluso il mandato al vertice della potente Fondazione di Modena. Ma lui non sembra particolarmente interessato. Sono stati citati alcuni avvocati, come l’organizzatore del Festival della giustizia penale Guido Sola. L’impressione, però, è che alla fine il partito di Meloni potrebbe puntare su una sua importante pedina, la senatrice Daniela Dondi che, alle ultime elezioni politiche, sconfisse in un seggio che sembrava blindato proprio quell’Aboubakar Soumahoro oggi travolto dalle polemiche. Dondi, modenesissima, è stata presidente dell’ordine degli avvocati e in città gode di molta stima. Sarà lei a scrivere una pagina di storia?