
Lo striscione che è stato affisso nella notte sui cancelli dello stadio
Che non sarebbe stata una pausa scorrevole e confortevole, era ben chiaro ancor prima della contestazione, limpida, dei tifosi canarini con lo striscione apparso sui cancelli di viale Monte Kosica. Certo, ora il messaggio è arrivato bello dritto, ancor più esplicito rispetto ai fischi o ai cori che si sono sentiti spesso ultimamente al Braglia o a Castellammare. Pur nella sua forma, la sostanza è esattamente quella che raccontiamo da tempo: l’invito a dimostrare di essere d’altra stoffa, di avere quel carattere visto in poche circostanze. E, in fondo, il messaggio a firma Curva Montagnani potrebbe anche non riguardare solo quanto visto in questa stagione ma potrebbe racchiudere un intero anno di mancate soddisfazioni. Perché, in fondo, è da un anno esatto che qualcosa non torna. Dalle prestazioni in calando della formazione di Bianco, alle promesse non mantenute da Pierpaolo Bisoli, fino all’attualità.
L’ambiente ha espresso il suo pensiero, non resterà che attendere il responso del campo tra otto giorni, quando il Modena ospiterà proprio in casa il Catanzaro, la migliore compagine per rendimento e dal potenziale enorme, basti pensare a Iemmello. E fu proprio l’attaccante a condannare, insieme ai suoi compagni guidati da Vivarini, Paolo Bianco dopo il tris inflitto al Modena a metà aprile 2024. Anche in quel caso il pubblico del Braglia non nascose (per così dire) il malumore nei confronti del tecnico poi esonerato il giorno successivo. Un anno di sventure, si potrebbe dire. Toccherà a Paolo Mandelli trovare la chiave di volta del finale di stagione che, nelle prossime tre partite, mette il Modena di fronte ad una montagna altissima da scalare. Dopo il Catanzaro, le prime due della classe: Pisa in trasferta e Sassuolo in casa, con il timore che per i neroverdi quel derby possa pure risultare decisivo per l’aritmetica. Ecco perché si chiede carattere. Perché in certi momenti non può bastare solo la tecnica o, ad ogni modo, non può bastare solo provare a giocare a calcio, per quanto lodevole. Serve altro. Serve qualcosa che non si insegna ma che può emergere nei momenti di difficoltà. E serve prima di tutto per non disperdere l’affetto generato dalla promozione in B e più in generale dall’avvento della famiglia Rivetti. Vero, sono sempre i risultati a generare entusiasmo. Ma anche le dimostrazioni di attaccamento. E la gente che segue e sostiene il Modena ha bisogno di vedere tutti quei dettagli dimenticati. L’ambizione deve muovere ogni singolo giocatore.