Modena, 9 dicembrer 2024 – Orari differenziati tra le zone industriali e artigianali, sincronizzare gli orari del trasporto pubblico locale agli orari di lavoro delle aziende nei distretti, rafforzare la figura del Mobility Manager in azienda, differenziare il giorno di smart working settimanale per ridurre il traffico all’ora di punta. Sono alcuni dei punti del decalogo messo a punto da Walter Sancassiani, esperto di governance urbana e fondatore di Focus Lab, azienda certificata B-corp, per sciogliere, almeno in parte, il nodo critico della mobilità in provincia di Modena verso e da i distretti, da est a ovest e da nord a sud.
Il traffico intenso su Modena e provincia determina "ingorghi nei nodi nevralgici, code, tempi di trasferte quasi raddoppiati per distanze di 20 chilometri con una perdita di circa 10 giornate all’anno per singolo dipendente". La provincia di Modena a causa dell’inquinamento diffuso registra il 27° posto su scala nazionale come qualità ambientale generale, 81esima per polveri sottili e 71esima per ozono, "con superamento dei 35 limiti previsti annualmente". Senza contare "stress diffuso e incidenti", spiega Sancassiani.
Ma cosa prevedono i punti di questo decalogo messo a punto dall’imprenditore? Il primo sono gli orari scaglionati: "Introdurre un ’Piano entrate e uscite’ differenziato per le zone industriali e artigianali per ridurre i colli di bottiglia nelle ore di punta". Quindi estendere la figura del Mobility manager per le grandi imprese in rete, per ridurre l’uso dell’auto privata singola con condivisione tra colleghi (car pooling) quando si fanno gli stessi turni e si vive nella stessa zona di residenza, "con incentivi basati sui chilometri percorsi insieme. I risparmi per i lavoratori variano dai 500 agli 800 euro annui".
Proseguendo, si potrebbe riprendere la pratica storica delle navette bus aziendali per lavoratori che hanno lo stesso orario e stessa zona residenziale: "Un sistema che si può organizzare a costi contenuti per le grandi aziende". Così come si dovrebbe valutare di dedicare alcune linee esistenti del trasporto pubblico locale alle zone industriali, "sincronizzando gli orari con quelli di lavoro, per renderle una valida alternativa all’auto privata". E ancora, incentivare l’uso della bicicletta per brevi tragitti casa-lavoro (il Bike to work, che molte aziende praticano già); sfruttando anche gli incentivi economici regionali, introdurre un giorno di lavoro da remoto a settimana (‘smart working leggero’), pianificato in modo differenziato tra aziende, per ridurre il traffico nei giorni di punta; "prevedere il Mobility manager anche presso le amministrazioni locali e le scuole superiori, previsto dal Decreto Rilancio, per gestire in modo efficiente gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti pubblici e degli studenti"; sfruttare l’intelligenza artificiale attraverso un App dedicata "per coordinare orari di entrata e uscita nelle zone industriali e ottimizzare le linee del trasporto pubblico".
È così difficile, conclude Sancassiani, "tentare un cambio di passo e di mentalità, con un accordo intersettoriale per la mobilità casa-lavoro da parte di grandi imprese modenesi, Comuni principali, Provincia e associazioni di categoria, per darsi l’obiettivo, entro una legislatura di 4 anni, di avere il 10% di dipendenti di imprese e Comuni che adottano misure di intermodalità nelle tratte casa-lavoro? Significherebbe un miglioramento sensibile della qualità della vita e l’efficienza economica. O meglio continuare a muoversi come nel 900, e lamentarsi degli effetti, e raccontarci che siamo un territorio innovativo?"