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Mirandola, Sciava rinviato a giudizio per frode fiscale: "Dimostrerò la mia innocenza"

Fu arrestato in un hotel di lusso, per l’accusa finto credito d’imposta di 24 milioni

Ad agosto dello scorso anno finì in carcere su ordinanza di custodia cautelare poichè accusato di indebite compensazioni, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, omesso versamento Iva, autoriciclaggio, falso in bilancio e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Ieri il noto imprenditore mirandolese Massimiliano Sciava, operante nel settore della somministrazione di manodopera, è stato rinviato a giudizio. L’uomo era stato rintracciato nella suite di un albergo a cinque stelle della costa romagnola dove abitava da un anno e – in base a quanto emerso dalle indagini – era amministratore di fatto di sette società. L’operazione della finanza era nata a seguito di segnalazioni di operazioni sospette provenienti dalla Banca d’Italia e, secondo i militari, Sciava e altri indagati, sfruttando fraudolentemente la normativa di agevolazione fiscale in materia di Aiuto alla Crescita Economica, attraverso il conferimento di circa 10 miliardi di euro in "buoni-lavoro", avevano creato un fittizio credito di imposta quantificabile in ben 24 milioni di euro. Ora l’imprenditore affronterà il processo mentre ieri due di quelli che erano ritenuti i prestanome, un carpigiano ed un ghanese residente a Brescia, hanno patteggiato rispettivamente un anno e otto mesi, e nove mesi di carcere con la condizionale. "In data odierna si è svolta l’udienza preliminare relativa al procedimento che mi vede indagato insieme ad altri – afferma Sciava –; tutti gli altri coindagati hanno patteggiato pene entro i due anni con sospensione condizionale; il sottoscritto, ribadendo la piena liceità delle attività svolte, ritenendosi assolutamente non colpevole, ha inteso affrontare il processo per acclarare la verità, confidando in un Tribunale collegiale più attento all’esame della complessa vicenda" sottolinea l’imprenditore.

Sciava fa presente come, a fronte dei 1.770.000 euro di incentivo fiscale contestato, le attività svolte con l’impiego dei fondi avrebbero "prodotto benefici" per i conti pubblici e la collettività per oltre 4.800.000 euro. "Il sottoscritto, nel triennio 2019-2022 oggetto d’indagine, ha assunto circa 300 lavoratori".

Valentina Reggiani