Un cantautore e scrittore italiano, che ha saputo spaziare con successo tra diversi generi musicali, dal rock al blues. Ad Andrea Mingardi, a celebrazione della sua importante carriera, sarà conferito domani sera alle 21, al Teatro Carani di Sassuolo, il premio ‘Pierangelo Bertoli - A Muso Duro’. Con la sua inconfondibile voce ‘black’, Mingardi ha firmato canzoni di successo per artisti come Mina, Adriano Celentano, gli Stadio e molti altri, oltre che per se stesso. Mingardi passa con disinvoltura dalle canzoni ai libri (di prossima uscita), sempre… ‘a muso duro’. Mingardi, cosa significa per lei ricevere questo premio?
"Un grandissimo onore e una gioia, che si pone a coronamento di un rapporto consolidato con la famiglia Bertoli, di stima e affetto reciproco, iniziato con Pierangelo e proseguito con Alberto".
Era molto legato a Pierangelo?
"Moltissimo, un’amicizia che me lo fa ricordare come un eroe che sapeva parlare alla gente. Non era facile partire da un paese, come Sassuolo, e non da città come Roma o Milano e affermarsi con canzoni che sopravvivono ancora oggi. Nonostante al tempo Pierangelo sia stato un po’ sottovalutato".
Cosa intende?
"Certe canzoni sono state scoperte autenticamente solo dopo: quando suo figlio Alberto le canta ci si accorge di quanto siano rimaste nel tempo, capaci di anticipare temi e generi. Tutti citano Bob Dylan e il suo ‘Blowing In The Wind’, ma ‘Eppure il vento soffia ancora’ di Pierangelo è molto più bella, così come ‘Spunta la luna dal monte’".
Ha affermato che ci sono tre fattori che la legano a questo premio: quali sono?
"Il primo, ovviamente, è Pierangelo e il legame che ci ha unito. L’ultimo concerto che ha visto, prima di morire, è stato il mio a Cervia. Lui scriveva anche in dialetto e apprezzava le mie canzoni. Pareva ‘duro’ ma era di una simpatia travolgente. Poi suo figlio Alberto: canteremo insieme ‘A muso duro’ e ci divertiremo moltissimo. Insieme partecipiamo ad una trasmissione televisiva su Trc, con anche Marco Ligabue, un piccolo grande capolavoro popolare contro la tristezza delle attuali proposte patinate".
Il terzo elemento?
"Sassuolo, patria dei patron del novanta per cento dei locali che ho inaugurato con i miei Supercircus. Basta ricordare il Poker, l’Otto Club, il Picchio Verde e il Picchio Rosso? È storia, grande storia. Solo la lungimiranza di certi imprenditori e amici ha fatto sì che a mezzo secolo di distanza tutti si ricordino di un’era insuperata. Tra gli anni Sessanta e Settanta è stato inventato, proprio partendo da Sassuolo, l’intrattenimento italiano anzi internazionale, con luoghi che persino quelli dello Studio 54 di new York sono corsi a vedere". A chi dedica il riconoscimento? "A tutti coloro che mi hanno impedito di smettere di fare quello che faccio; ‘a muso duro’".