REDAZIONE MODENA

Mielofibrosi e leucemia, nuove cure. "Speranza per definire le terapie"

Il Centro ’Stefano Ferrari’ in campo: "Necessario agire in modo precoce"

I ricercatori del Centro di Medicina Rigenerativa ’Stefano Ferrari’

Modena, 4 febbraio 2021 - La mielofibrosi è un tumore che colpisce le cellule staminali del sangue per la quale non esiste una cura definitiva. C’è quindi l’esigenza di sviluppare nuove terapie, che possono essere ricercate studiando i meccanismi attraverso i quali la malattia insorge e a volte progredisce in leucemia acuta, portando rapidamente alla morte del paziente. Una nuova strategia per individuare precocemente la trasformazione della mielofibrosi in leucemia acuta arriva dai ricercatori e dalle ricercatrici del Centro di Medicina Rigenerativa ’Stefano Ferrari’ di Unimore, in collaborazione con il gruppo di lavoro di Matteo Della Porta dell’Università Humanitas di Milano. Lo studio, il primo pubblicato su questo argomento da ricercatori italiani, su Precision Oncology del gruppo Nature ha permesso di analizzare la complessità delle cellule tumorali alla base della progressione di malattia nella mielofibrosi. La ricerca, sostenuta da Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, è coordinata da Rossella Manfredini, responsabile del programma di Genomica e Trascrittomica del Centro Ferrari.

"L’evoluzione delle neoplasie mieloproliferative a leucemia acuta è il risultato dell’aumento graduale dell’accumulo di mutazioni del Dna che caratterizza le cellule tumorali. Predire come progredirà il tumore, individuando precocemente cellule leucemiche nel paziente, è fondamentale per definire la prognosi della malattia e stabilire la migliore cura per il paziente – spiega Manfredini – Per questo studio abbiamo adottato le nuovissime tecniche di studio delle mutazioni del Dna e degli Rna messaggeri su singola cellula che si sono recentemente dimostrate essenziali anche per la comprensione della grande varietà all’interno della popolazione di cellule staminali di questi pazienti". «Ricostruire il profilo delle mutazioni della popolazione tumorale staminale e come questa popolazione si diversifica nel tempo ed evolve, ci consente di comprendere i meccanismi molecolari alla base dell’insorgenza e della progressione della malattia", afferma invece Sandra Parenti, coautrice dell’articolo.

"Una conoscenza più approfondita delle caratteristiche cliniche e molecolari dei pazienti affetti da mielofibrosi – conclude Rossella Manfredini – permetterà una prognosi più accurata e renderà possibile l’identificazione di nuovi bersagli per lo sviluppo di cure mirate per uno specifico paziente nell’ottica di una medicina di precisione".