Modena, 5 gennaio 2020 - Se la Nasa ogni anno organizza missioni in Antartide e nei deserti per cercare meteoriti, se scienziati e ricercatori utilizzano strumenti e calamite per meglio individuarle lui, Davide Gaddi, mirandolese, le ha viste a occhio nudo sull’argine del Secchia. Dei frammenti di meteorite caduti il 1° gennaio alle 19,30 ore italiane sui cieli di Disvetro (video), a ridosso dell’Osservatorio Astronomico ‘Geminiano Mantanari’, due sono finiti nelle sue mani. La ricerca frenetica cominciata ieri mattina a Disvetro, quando sul posto è arrivato il docente di fisica e astronomia Romano Serra, tra i massimi esperti italiani, assieme a geologi, fisici, astronomi e frequentatori di planetari, è terminata intorno alle 14.40 tra gli ‘evviva’ e l’entusiasmo. Lo stupore degli scienziati si è unito a quello dello stesso Gaddi, che mai avrebbe immaginato di imbattersi in quel che resta della meteorite, esplosa nei cieli, tra la Bassa modenese e bolognese, e la cui scia luminosa è stata avvistata da molti la sera di Capodanno.
"Ero a passeggio sull’argine con la mia cagnetta Pimpa, tra Disvetro e Ponte Pioppa – racconta Gaddi, famoso per i suoi tour in bicicletta per raccogliere fondi solidali – quando ho visto tra l’erba qualcosa luccicare. Sapevo che in zona c’erano docenti e ricercatori tra cui il professor Serra e così ho raccolto il frammento, di colore scuro, levigato, tondeggiante e glielo ho consegnato, salvo poi trovarne uno più grande, di quattro centimetri, e bicolore».
Fondatore del museo della meteorite, situato nel Planetario ‘Cielo Terra’ di San Giovanni in Persiceto, collezionista di meteoriti trovate in giro per il mondo al ‘prof’ Serra è bastato un colpo d’occhio. «Sì, è un frammento, anzi due», precisa complimentandosi con Gaddi. I frammenti sono stati sottoposti in serata a una prima verifica, poi saranno sottoposti a una analisi minuziosa presso il laboratorio di Scienze Naturali dell’Università di Firenze. Le coordinate esatte erano state trasmesse ai ricercatori da rete Prisma (Prima rete italiana per la sorveglianza sistematica di meteore e dell’atmosfera), coordinata dall’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) e dall’omonima rete francese, in grado di individuare le traiettorie delle meteore e il loro punto di caduta al suolo. «Coordinate perfette, a ridosso dell’Osservatorio», commenta il fisico Lorenzo Barbieri.
L’ideatore di Prisma, il dottor Mario Di Martino, parla di «ritrovamento rapido e quindi di frammenti vergini, non inquinati. Pare appartengano a un asteroide differenziato e sono poveri di metallo nel nucleo centrale. La rete Prisma, nata tre anni fa – sottolinea – è utilissima proprio a questo scopo, permette di visualizzare le traiettorie. Peccato – commenta – che l’Inaf che dovrebbe finanziare Prisma ancora non lo ha fatto. L’unica finora a sostenerci è la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino». Frammenti non contaminati, dai quali si potranno avere informazioni sul cosmo. La regola, tuttavia, suggerita da Prisma, è di non raccogliere i frammenti, ma di fotografarli e segnalare il punto esatto del rinvenimento, e di inviare le informazioni alla mail prisma_po@inaf.it. I ricercatori, sul posto ieri mattina, lanciano un appello agli agricoltori della zona finalizzato al ritrovamento di altri frammenti, utili al mondo scientifico. «Potremmo dotare gli agricoltori, se disponibili, di grosse calamite da applicare sui loro mezzi agricoli, rendendoli così capaci di prelevare i frammenti dal terreno».