di Paolo Reggianini
La sua non è stata una vita banale. E adesso che è stato catapultato alla guida Modena calcio del lo sarà ancora meno.
Lui è Matteo Rivetti il quale, con grande discrezione, si è affacciato al mondo canarino con l’entusiasmo di un 35 enne che ha avuto tanto dalla vita e che, come vedremo, ha coronato un sogno. E’ figlio di Carlo, il grande imprenditore piemontese che si è messo in testa una idea meravigliosa: portare i colori gialloblù più in alto possibile.
Chi è dunque Matteo Rivetti?
"Un ragazzo normale che appena conseguita la laurea in Economia avrebbe voluto lavorare nel mondo del calcio".
Ha dovuto aspettare, diciamo 12 anni. E intanto cosa ha fatto?
"Completati gli studi sono partito per l’Argentina. Non volevo lavorare nell’azienda di papà e ho cercato di costruire la mia strada. A Rosario ho iniziato una attività di scouting nel calcio. Non mi volevo arricchiare ma fare esperienza. Ho superato l’esame anche di agente Fifa. Dopo tre anni sono tornato per occuparmi di finanza in Stone Island".
In pratica è passato da Rosario a Ravarino. La differenza c’è....
"Ma io sono stato bene a Ravarino. Mi occupavo di controllo di gestione. Vivevo all’Hotel Tre Torri e appena potevo tornavo a Milano".
Possiamo dire che se Stone Island non fosse stata a Ravarino ma da altre parti oggi non sareste nel Modena?
"Esatto. Siamo malati di calcio in famiglia. Appena si sono create le condizioni anche finanziarie abbiamo pensato solo al Modena perché a questo territorio siamo molto legati".
Intanto quel leone rimesso nella ’gabbia’ di Ravarino che fine aveva fatto?
"Stone Island era ormai pronta per sbarcare in America. Nel 2014 durante un riunione di famiglia ci chiedemmo: chi va a New York? Non aspettavo altro. Sono stati tre anni indimenticabili. Abbiamo aperto e New York, poi Los Angeles, Miami, Toronto"
Matto Rivetti aveva ormai preso il volo. Difficile tornare da New York a Ravarino....
"Sono stato benissimo in quei tre anni. Poi d’accordo con la fidanzata che sarebbe poi diventata mia moglie, decidemmo di fare nascere nostra figlia in Italia a metà del 2017 e così siamo tornati".
Cambiò lavoro?
"No continuai a seguire da Milano i mercati americani".
In quegli anni c’è un altro momento importante della sua vita.
"Sì, nel luglio 2017, avendo studiato finanza, ho seguito tutti i passaggi che portarono alle cessione del 30% dell’azienda ad un fondo sovrano di Singapore"
E a proposito di cessione, lo scorso inverno c’è stata la svolta in Stone Island.
"Ci tengo a precisare che quella con Moncler è stata una fusione. Oggi siamo soci della holding che gestisce i due marchi insieme alla famiglia Ruffini. Io sono uscito a livello operativo da Stone Island, ma la gestione è ancora nelle mani di Carlo e sono coinvolti i miei fratelli Silvio con sua moglia e Camilla".
Già la famiglia Rivetti. Tutta coinvolta nel Modena. E sua moglie Ilaria è vice presidente del club canarino.
"Siamo tutti malati di calcio. Io e Carlo tifosi e abbonati da vent’anni dell’Inter, Silvio e Camilla sono milanisti. Viviamo questa avventura nel Modena con entusiasmo, abbiamo una nostra chat in cui ci scambiamo opinioni, foto, articoli".
E’ una bella cosa per i tifosi avere una proprietà del genere.
"Mio padre ci portava allo stadio da bambini, nel 94 andammo a Pasadena a vedere la finale del mondiale Italia-Brasile".
Ma quando avete iniziato a pensare al Modena?
"Premetto che se non avessimo avuto come interlocutore la famiglia Sghedoni non saremmo qua. Mai pensato di trattare con gente bordeline. I primi contatti direi a fine 2019. Sapevo che l’impegno di Romano sarebbe stato limitato a tre anni. Inizialmente sarebbe dovuti entrare in minoranza. Poi è arrivata la pandemia, tutto è cambiato ma non la nostra sincera voglia di prendere il Modena".
Avete mai pensate di rilevare un club di serie A?
"Nel calcio c’era solo il Modena nella nostra testa. E non volevamo fare come successo all’Inter che comperi una Ferrari e poi non hai i soldi per mantenerla. In alternativa ci saremmo presi un club di hockey su ghiaccio, che gà avevamo avuto a Courmayeur, disciplina che a me piace moltissimo".
Ma lei è stato calciatore?
"Sì, ma scarso. Mio fratello Silvio era più forte. Camilla è stata capitana di una squadra di calcio americana".
Insomma ve ne intendete....
"Conosciamo la materia ma non si finisce mai di imparare"
Lei è a Modena da quasi tre mesi. La riconoscono?
"No, anche se ho potuto frequentare poco il centro. Però se mi dovessero fermare sarei contento. E’ una città piena di energia che mi affascina. Siamo stati accolti molto bene. Mi piace la provincialità di Modena".
Verrà a vivere da queste parti con moglie e figli?
"Penso di sì, anche se ho capito che è difficile trovare casa a Modena. Lo hanno scoperto anche i nostri calciatori. Per ora sto in albergo anche se continuo a cercare".
Buona fortuna....Senta, la gente si chiede se aprirete la campagna abbonamenti. C’è molta voglia di vedere all’opera il vostro Modena.
"Non lo sappiamo. Nel caso i prezzi dei biglietti saranno in linea con quelli di due anni fa. Curva a 10 euro potrebbe essere un’idea concreta".
Qui c’è un’altra grande realtà sportiva, il volley.
"So che è seguitissimo mi piace molto la pallavolo e sicuramente andrò a vedere qualche partita. Hanno una squadra fortissima. Magari vincessimo noi e loro".
Matteo coltiva hobby?
"Ho fatto un corso da sommelier, mi piace tutta la cultura legata al mondo del vino. Il mio preferito? Il rosso"
E il lambrusco?
"Grazie a Mauro Melotti sto imparando ad apprezzarlo. Lambrusco di Sorbara".