di Valentina Reggiani
Quando la paura del virus si trasforma in psicosi. C’è chi cambia lato della strada se incontra uno degli ospiti al matrimonio o semplicemente un cliente del ristorante. C’è chi è arrivato addirittura ad ‘emarginare’ un bambino di dieci anni perché figlio di uno degli invitati alle nozze, ad estromettere un atleta dalla palestra del paese perché cameriere del ristorante e a vietare l’ingresso in un luogo di culto al padre di un dipendente. Eppure quel focolaio di cui tanto parlano in Appennino pare non abbia neppure avuto origine sulle nostre montagne. Infatti alla base di quel contagio familiare potrebbe esserci l’addio al celibato che sposo e amici hanno festeggiato a Riccione la seconda settimana di luglio. Proprio quando sulla riviera è esploso il caso della 17enne modenese risultata positiva al Covid e, a ruota, tanti altri adolescenti. Ma i tanti post che si sono rincorsi su Facebook in merito alle nozze che avrebbero contagiato l’intero Appennino – eppure parliamo di sei positivi su quasi duecento invitati – hanno danneggiato non solo il noto Ristorante da Martino, ma anche gli stessi sposi, le loro famiglie e gli amici trattati quasi come untori e tenuti alla larga.
"Siamo dispiaciuti e soprattutto indignati per quanto accaduto – commenta il padre della sposa, Mauro Baschieri – quanto emerso sui social ha messo in difficoltà tantissime persone, dagli invitati ai ristoratori. Ci aspettiamo almeno delle scuse. Teniamo presente – sottolinea Baschieri – che mia figlia e mio genero dopo le nozze sono andati tre giorni in montagna e proprio il ragazzo è stato il primo ad avvertire sintomi: una febbriciattola a seguito della quale è poi risultato positivo. Nel fine settimana prima del matrimonio si era recato con gli amici a Riccione; proprio nel periodo in cui sulla riviera sono esplosi i contagi. Dopo di che sono risultati positivi ma asintomatici mia figlia e il papà di mio genero. Oltre a loro ci sono tre amici stretti della coppia: quindi gli unici sei positivi al Covid sono persone che tra loro sono state a stretto contatto prima del fatidico si. Tutti gli ospiti che sedevano il 18 luglio alla tavolata sono risultati negativi".
Dopo che il contagio è venuto a galla sono tanti i cittadini che hanno espresso disappunto per la scelta della coppia di celebrare il matrimonio in ‘era Covid’ e festeggiarlo con gli ospiti in un ristorante: "Avevano scelto questa data un anno fa e la vita, col Covid, non si è fermata: occorre solo prudenza – sottolinea Baschieri – Teniamo presente inoltre che abbiamo escluso tantissimi amici dalla cerimonia: erano presenti solo familiari stretti e pochissimi amici, quelli più intimi". All’esterno del ristorante, per incentivare all’uso dei dispositivi di protezione, quel giorno gli sposi avevano allestito un banchetto con mascherine bianche riportanti diverse icone: smile colorati in segno di festa. Parliamo di un ristorante, Da Martino, con una capienza di trecento persone. "Durante il matrimonio erano meno di duecento e – come spiegano i titolari Alberto Giordana e Jessika Borelli, difesi dagli avvocati Luca Roda e Massimo Lazzari – i tavoli e le sedute erano distanziati le une dalle altre come da protocolli. Abbiamo subito un danno di immagine incredibile – sottolineano – anche perché c’era chi sui social indicava la chiusura del locale invece noi siamo sempre stati aperti. Perché? Perchè rispettiamo il protocollo con igienizzazione continua degli ambienti e personale attento a far si che i clienti non violino la normativa. Inoltre tutto il personale si è sottoposto spontaneamente a test sierologico e tampone – sottolineano ancora – tutti risultati negativi per dare una garanzia in più ai nostri clienti. Il giorno del matrimonio abbiamo diviso gli invitati tra area interna ed esterna, nell’enorme giardino attrezzato che circonda il ristorante. Nel locale sono sempre a disposizione mascherine e prodotti igienizzanti per tutti i clienti e cartelli informativi, nel rispetto del protocollo regionale. Non ci sono stati casi di contagi ne di positività tra tutto il personale eppure sono state diffuse notizie non veritiere in tutti i comuni dell’appennino e i nostri clienti vengono tenuti alla larga dai cittadini: una demonizzazione assurda".