REDAZIONE MODENA

"Ma è allarme per le semine di orzo e grano"

Allarme agricoltura in Emilia-Romagna: piogge e alluvioni minacciano semine di grano e orzo, rischio perdita del 30% delle colture. Confagricoltura propone soluzioni.

Allarme agricoltura in Emilia-Romagna: piogge e alluvioni minacciano semine di grano e orzo, rischio perdita del 30% delle colture. Confagricoltura propone soluzioni.

Allarme agricoltura in Emilia-Romagna: piogge e alluvioni minacciano semine di grano e orzo, rischio perdita del 30% delle colture. Confagricoltura propone soluzioni.

È allarme in Emilia-Romagna per gli agricoltori alle prese con le semine autunnali di grano e orzo, in uno dei principali bacini produttivi d’Italia con 230.000 ettari coltivati nel 2024, che vanta filiere della pasta e della panificazione famose nel mondo. I campi sono inzuppati, se non addirittura allagati, in più l’eccesso di pioggia favorisce la crescita di erbe infestanti facendo lievitare i costi per arrestarne lo sviluppo.

La stima di Confagricoltura Emilia Romagna è chiara: "Rischiamo di perdere il 30% della superficie destinata a grano e orzo, i terreni sono impraticabili e lo resteranno a lungo, le operazioni in campo subiscono ritardi e i nostri uffici - spiega il presidente regionale di Confagricoltura, Marcello Bonvicini - seguono da vicino le aziende in difficoltà nella programmazione delle colture per sostituire, ove possibile, le semine dei cereali autunno-vernini con quelle primaverili di mais e sorgo in primis".

Nella provincia di Bologna, che conta più di 40.000 ettari a grano e orzo, si prevedono mancate semine su 3000 ettari circa nelle zone collinari interessate da fenomeni franosi (qui infatti sarà quasi impossibile accedere ai campi anche nei mesi a venire), e su 5000 ettari in pianura, inclusi quelli ora alluvionati, dove però si dà per certa la pianificazione di altre colture in febbraio-marzo 2025. Nel Modenese è stato finora seminato il 5-10% del grano previsto così pure in Romagna. I ritardi non dipendono esclusivamente dagli effetti delle alluvioni ma anche dalle frequenti precipitazioni che, in taluni casi, non hanno consentito di terminare la raccolta della soia e di liberare così i terreni per i cereali autunno-vernini.