PAOLO TOMASSONE
Cronaca

"Lockdown, tante persone colpite da ansia"

La psicologa dell’Ausl Cecilia Giuliani: "Abbiamo risposto a 1200 telefonate per crisi di paura nei confronti del virus e senso di impotenza"

di Paolo Tomassone

Durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, attraverso oltre 1.200 consulenze telefoniche, hanno offerto supporto alle persone in isolamento sociale e al personale sanitario in prima linea contro il Covid-19. Ora gli psicologi dell’Ausl ricordano ai cittadini l’importanza della prevenzione e della promozione della salute: "Favorire quei processi che aiutano la nostra psiche a riequilibrarsi e far ripartire i naturali processi di autoguarigione e autocura di cui noi tutti siamo dotati". Lo ricorda Cecilia Giuliani, psicologa del Servizio di psicologia clinica, nella Giornata nazionale della Psicologia. Per questa occasione l’Ausl organizza stasera presso la Sala Pucci il convegno "L’impatto psicologico del Covid sulla Popolazione. Nuovi bisogni e nuove offerte".

Dottoressa, 1.200 telefonate è un segnale allarmante per Modena?

"In realtà non siamo di fronte a un numero preoccupate. Buona parte delle telefonate le abbiamo ricevute in pieno lockdown perché il servizio è stato attivato il 20 marzo 2020, quando i servizi in ospedale erano chiusi al pubblico, ed è terminato il 30 giugno. I cittadini hanno fatto un buon uso di questa consulenza psicologica immediata e gratuita messa a disposizione dall’Ausl. Un aiuto piccolo, ma prezioso, per mitigare lo stress traumatico che ha caratterizzato l’inizio della pandemia".

Quali erano i motivi per cui le persone chiedevano un vostro intervento?

"Inizialmente manifestavano intense reazioni d’ansia, un forte spavento, paura, impotenza e rabbia di fronte a quello che stava succedendo e di fronte alle limitazioni negli spostamenti. Poi apprensione e angoscia per la salute personale o dei familiari. Fino a cittadini che ci contattavano infastiditi, spaventati e irritati per condizioni di isolamento forzato in cui ci siamo trovati".

Parlare al telefono con un medico era sufficiente?

"In alcuni casi la consulenza telefonica è stata sufficiente anche perché l’intervento principale a quel tempo era normalizzare, aiutare chi era dall’altra parte del filo a considerare che quello che stava sperimentando era una reazione normale di una persona normale a una circostanza anormale. Sebbene a distanza, siamo riusciti a insegnare semplici tecniche di gestione dell’ansia, di utilizzo del respiro e dare strumenti psico-educativi: aiutare le persone a controllare meglio le informazioni e a non sovraesporsi a tutte le notizie che arrivavano dai mezzi di comunicazione; cercare di tenere una buona organizzazione delle giornata; prendersi cura di sé seppur in isolamento. Per la maggior parte delle persone anche solo la telefonata di venti minuti è stata sufficiente, altri invece hanno desiderato avere ulteriori contatti con gli psicologi".

Terminata la fase emergenziale del Covid-19 il servizio è stato sospeso?

"No, lo scorso novembre, in occasione della seconda ondata, abbiamo riattivato una linea dedicata ai cittadini che si ritrovavano in isolamento domiciliare, che sono stati molto maggiori rispetto la primavera. Tuttora il servizio è funzionante attraverso i centri dell’Ausl sul territorio".

Il Covid-19 ha lasciato segni indelebili nella mente?

"Vogliamo essere ottimisti e far arrivare alla popolazione e ai professionisti sanitari coinvolti che non è mai troppo tardi per andare a curare o guarire una ferita dell’anima, quella che lascia un’esperienza traumatica. Anche attraverso percorsi brevi o alcuni colloqui c’è il modo di andare a rivisitare momenti emotivamente più impattanti e favorire una rielaborazione del ricordo, prevenendo la cronicizzazione di quelle che possono essere le manifestazioni post-traumatiche".