Di filosofia e letteratura, Modena-Pisa ne sarebbe piena. Vecchi amici che si ritrovano dopo essersi amati, attaccanti in cerca di consacrazione, desideri da esaudire a ridosso di Natale e la voglia di continuità. Chissà che dopo 4 mesi così tribolati, i canarini non abbiamo trovato quell’energia e quell’ambizione assopita dai deludenti risultati proprio nel derby della storia di una settimana fa. Vorrebbe dire molto, vorrebbe dire tutto. Perché i campionati possono iniziare anche in ritardo, l’importante è saper dare una svolta nel momento giusto nonostante i troppi viaggi sulle montagne russe d’autunno.
L’appuntamento con la continuità, però, arriva nel giorno del ritorno di Davide Vaira a Modena, da avversario. Non esattamente un cliente comodo, con Pippo Inzaghi l’ex ds si sta giocando un posto nell’olimpo della serie A, constantemente nel trio d’alta quota con Sassuolo e Spezia da inizio stagione. Già questa sarebbe una bella storia. Difficilmente metterà la sua firma, almeno dall’inizio, Nicholas Bonfanti. Lo ’squalo’ ha perso il posto, lasciato a Lind, ma è certo che un pizzico di voglia di rivalsa potrà averla se mai dovesse essere chiamato in causa. Veniamo ai canarini. Le parole di Paolo Mandelli hanno lasciato ben poco spazio a possibili sorprese nell’undici di partenza. Non avendo Ponsi, Magnino è riuscito a giocarsi bene la sua chance sulla destra e viaggia verso la conferma, così come Cotali dall’altra parte.
La diga di centrocampo è la stessa, il terzetto difensivo pure seppur Caldara voglia riacciuffare la maglia prestata a Zaro al centro, sarà ballottaggio. Davanti non si tocca nulla, anche perché Defrel non ha recuperato pienamente e lo si rivedrà solo a Brescia nel giorno di Santo Stefano. Palumbo guida l’offensiva, con il sempre scattante Caso ma ora chiamato ad essere anche più incisivo, alle spalle di Pedro Mendes uomo del destino e ora pure gigante sul quale aggrapparsi per continuare a sperare nella risalita definitiva. Modena-Pisa è una letterina di Natale. Il regalo richiesto è ovvio, vincere (o non perdere, sia chiaro) per non disperdere quanto di buono fatto da Mandelli fin qui. Perché il Modena di questo finale di 2024 deve pensare anzitutto a gettare le basi per un 2025 diverso, più ambizioso, più tenace. Incontro col passato, permettendo.
Alessandro Troncone