
Lezioni di storia all’ex diurno "Quando in città c’era il ghetto"
Ieri nel tardo pomeriggio centinaia di modenesi, soprattutto di giovane età e tanti turisti affollavano piazza Mazzini e passavano davanti alla sinagoga, purtroppo sempre chiusa anzi sprangata con alcune barriere davanti al portone. Pochissimi di loro, probabilmente, non erano consci di stare sorseggiando l’aperitivo nel pieno dell’ex ghetto ebraico che qui è stato presente quasi ininterrottamente dal 1638 al 1860. Pochissimi tra turisti e cittadini, inoltre, probabilmente sapevano pure che sotto piazza Mazzini, negli spazi dell’ex albergo Diurno attivo dal 1933 agli anni settanta, si stava raccontando una storia importante per la città.
La storia appunto della presenza ebraica sotto la Ghirlandina - poco più di un migliaio di persone almeno tra XVII e XVIII secolo - e le vicende di cittadini che dopo il 1860 videro eliminato il ghetto chiuso ogni sera da pesanti cancelli. Cittadini, però, che a partire dagli anni trenta del ‘900 con il fascismo tornarono in drammatico pericolo tanto che forse il più noto di loro all’epoca, l’editore Angelo Fortunato Formiggini nel 1938 si buttò dalla Ghirlandina per le terribili leggi razziali appena emesse dal suo ex amico Benito Mussolini. Ieri il pubblico, ad ascoltare l’interessante raccolto svolto dalal guida Maria Luisa Luppi, era numeroso e stupito di certi particolari ascoltati. "Il ghetto creato dal duca Francesco I d’Este - spiegava la relatrice - arriva una manciata di anni dopo la terribile peste del 1630 che eliminò il 40% dei modenesi. Anche di ciò furono accusati gli ebrei, benché gli Este soprattutto a Ferrara in tempi precedenti, li avessero accolti con discreta libertà visto che essi a differenza dei cristiani potevano prestare denaro secondo la propria religione. Venne così creato il ghetto che era compreso nelle case poste tra le attuali vie Blasia e Coltellini, la via Emilia e via Taglio. Qui gli ebrei dovevano vivere, in condizioni spesso cattive e con sovraffollamenti degli alloggi e tenevano botteghe che di giorno erano frequentate da tutti i modenesi. Al tramonto, però, suonava la campana e i tre pesanti portoni del ghetto si chiudevano: gli ebrei dovevano essere all’interno pena pesanti multe". Insomma, una vita non certo semplice per questi cittadini che ‘respirarono’ anche solo per pochi anni dal 1796 al 1814 nel periodo della rivoluzione napoleonica.
La guida Luppi ha poi raccontato la storia della popolazione ebraica alle prese con terribili vicende: a esempio a Trento nel 1475 gli ebrei dovettero fuggire perché accusati dell’omicidio rituale del piccolo Simonino poi fino al ‘900 considerato beato dai cattolici. Tra le altre curiosità raccontate anche il fatto che nel ghetto le sinagoghe erano tre mentre l’attuale di piazza Mazzini, realizzata nel tardo ‘800 ha la sua "vera" facciata in via Coltellini. Inoltre venne inserito nel ghetto anche l’attuale vicolo Squallore, unica testimonianza di come si presentava l’area prima che nel 1905 molti edifici venissero abbattuti per creare l’attuale piazza Mazzini.
Stefano Luppi