GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

L’ex sindaco Pighi: "Francesca ha ragione. Legge rispettata"

Per l’avvocato la richiesta della comunità è fondata "Attività previste compatibili con il tipo di struttura" .

Per l’avvocato la richiesta della comunità è fondata "Attività previste compatibili con il tipo di struttura" .

Per l’avvocato la richiesta della comunità è fondata "Attività previste compatibili con il tipo di struttura" .

Anche l’ex sindaco Giorgio Pighi difende Francesca Maletti, in punta di diritto: "Tutti sanno che volli Maletti nelle giunte comunali da me presiedute perché ne apprezzo la competenza, il rigore e la spiccata sensibilità sociale. Si è dimostrata sempre rigorosissima nel volere chiarezza nell’applicazione delle leggi". Sul tema dell’associazione bengalese "Francesca ha correttamente sostenuto la scelta di considerare legalmente consentita l’attività di un’associazione a carattere religioso e socioculturale svolta in locali preesistenti, senza che questo li trasformi in luogo di culto". Chi afferma "che Francesca ha fatto un invito ad applicare le norme in maniera elusiva ha fatto un’affermazione sbagliata e poco meditata". Quello che sostiene l’ex assessora, secondo Pighi, "lo ha stabilito prima di lei il Consiglio di Stato nel 2020 in relazione allo svolgimento di attività che è assieme culturale e religiosa".

Nello specifico, "dopo una complessa vicenda giudiziaria (diffida e sentenza del Tar sfavorevoli) l’associazione interessata proponeva appello innanzi al Consiglio di Stato, al cui esito veniva riconosciuta la fondatezza delle pretese di un’associazione bengalese e, per l’effetto, veniva annullato il provvedimento di diniego". La questione, a Venezia, era legata all’utilizzo di un locale commerciale da parte di una comunità islamica che intendeva destinare un immobile di proprietà ad attività non solo di carattere religioso, ma come interscambio culturale fra la cittadinanza e la comunità islamica di origine bengalese.

"Il Comune aveva, tuttavia, emesso formale diffida a conformare l’edificio alle norme urbanistiche, regolamentari e edilizie ovvero al ripristino della destinazione d’uso dei locali ad attività commerciale". Ciò in quanto si era venuto a configurare un cambio di destinazione d’uso senza opere da attività commerciale a attività culturale – religiosa (come da statuto) in assenza del prescritto titolo edilizio. L’associazione di bengalesi ha allora impugnato la diffida davanti al Tar il quale aveva respinto il ricorso. Di segno opposto, invece, la decisione del Giudice di appello che ha argomentato come "l’associazione è libera di scegliere, autonomamente e senza vincoli, la sede dove insediarsi".

I locali in cui si svolgono le relative attività istituzionali, purché non di tipo produttivo, sono compatibili con tutte le destinazioni d’uso omogenee, indipendentemente dalla destinazione urbanistica. "L’obiettivo della citata disposizione è legato alla meritevolezza delle finalità perseguite dalle associazioni di promozione sociale". Le sedi e i locali adibiti all’attività sociale dunque "sono localizzabili in tutte le parti del territorio urbano e in qualunque fabbricato a prescindere dalla destinazione d’uso edilizio ad esso impressa specificamente e funzionalmente dal titolo abilitativo".