di Jacopo Gozzi
Sono 680 i migranti giunti nel territorio emiliano dall’inizio di luglio: un numero tale da mettere sotto pressione anche il sistema d’accoglienza modenese, come si evince dall’appello lanciato da parte della prefettura ai parroci dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola, al fine di trovare nuovi spazi coperti da destinare all’accoglienza dei migranti, in via emergenziale. "Con la diocesi – le parole della prefetta Camporota – così come con associazioni, albergatori, enti gestori e amministratori, a partire dal Comune di Modena c’è un dialogo costante. Lavoriamo tanto e insieme per cercare strutture e chi le possa gestire. La nostra intenzione, come sempre, è quella di non lasciare nessuno per strada". Tra i sacerdoti della diocesi, ci sono diverse storie virtuose di accoglienza, una tra tutte quella di don Filippo Guaraldi, parroco di Sorbara, Bomporto e Solara, che attualmente ospita ventotto migranti, distribuiti nelle tre parrocchie. "Ho la fortuna – racconta Don Guaraldi – di amministrare una canonica molto grande a Sorbara, che non serviva come abitazione per il parroco. Inizialmente, la utilizzai per accogliere una famiglia siriana attraverso il corridoio umanitario della Comunità di Sant’Egidio. Dopo che i siriani sono andati via, ho iniziato a ospitare profughi prevalentemente africani: oggi nella canonica di Sorbara vive una famiglia con padre cinese, madre peruviana e due figli. Sempre a Sorbara, alloggiano anche venticinque ragazzi e ne ospito altri due a Bomporto e uno a Solara: mi sento il padre di una splendida famiglia multietnica". I migranti accolti da don Filippo, che nel frattempo ha rinunciato alla sua canonica per vivere nella casa attigua al campanile, provengono da diverse nazionalità, principalmente Gambia, Nigeria, Costa d’Avorio e Senegal e hanno chiesto spontaneamente accoglienza al sacerdote. "Le persone che ospito provengono da diverse cooperative del territorio – prosegue il parroco – che, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, non potevano più tenerli: il rischio che, in pochi mesi, si ritrovassero per strada, era concreto. Mi fa piacere offrirgli un’opportunità di inserirsi positivamente nella società". Gli effetti del prezioso lavoro di don Filippo si avvertono sia dal punto di vista lavorativo, sia da quello umano. "Ospitare così tante persone – spiega Guaraldi – è splendido: i ragazzi che alloggiano qui desiderano lavorare per mantenersi autonomamente e sperano, un giorno, di vivere in Italia con le loro famiglie. È capitato anche che alcune persone si convertissero al cristianesimo, chiedendo spontaneamente il Battesimo". "Le canoniche vuote o semivuote – conclude il parroco – rischiano di riempirsi di cose inutili e impolverate: credo che metterle a disposizione di chi ha bisogno sia splendido, sia un punto di vista umano, che cristiano".