Chi meglio di Bruno Da Re, che lo ha voluto ovunque si sia spostato, può raccontare il Daniele Bagnoli allenatore di talento e profondo conoscitore del volley? "La prima volta che è venuto a Treviso arrivava da Roma, dove non stava andando bene – racconta Da Re, ex dirigente con la Sisley e con Modena e ora a Trento –. Noi avevamo perso la Coppa Italia con Kim Ho Chul in panchina, sfruttammo l’occasione del suo esonero e lo portammo da noi. Lo tesserammo inizialmente da dirigente, perché non poteva trasferirsi come allenatore nella stessa stagione".
Tornò a Modena, poi di nuovo a Treviso? "Era tornato a Modena poi lo abbiamo ripreso dopo un anno, con anche un contenzioso legale. E abbiamo ricominciato a vincere. Dopo gli anni di Montali è stato l’allenatore che ci ha dato di più dal punto di vista delle vittorie".
Poi la sua terza vita, di nuovo a Modena, nel 2011: ancora col suo zampino? "Rientrava dalla Russia, era un po’ fuori dal giro. A Modena vedevo la squadra con Prandi stanca, decidemmo di prenderlo. Daniele ci portò a un passo dalla finale scudetto, ma era già molto molto stanco a quel tempo, faceva fatica a camminare".
Fece in tempo però a crearsi degli eredi? "Sì, prima Piazza a Treviso, poi Soli a Modena e Istanbul, anche se credo siano stati allievi a sua insaputa".
Qualche aneddoto? "Le raccomandazioni prima del mercato: ‘Bruno i giovani’, intendendo che non dovevo prenderli, non ha mai avuto propensione ad allenarli. Poi ricordo bene la trattativa per portarlo a Treviso la prima volta: di soldi abbiamo parlato poco, solo di tecnica e organizzazione".
Il suo pregio più grande? "Aveva una capacità di leggere la partita unica. Credo che assieme a Velasco e Lorenzetti in questo sia stato il migliore".
a. t.