Diciotto anni di carcere. E’ quanto ha chiesto ieri la pubblica accusa nell’ambito del processo con rito abbreviato nei confronti del rumeno di 21 anni, accusato dell’omicidio in concorso di Alessandro Gozzoli, il 41enne di Bazzano (nel bolognese) trovato morto all’interno del suo appartamento di Casinalbo il 10 marzo di un anno. La vittima aveva mani e piedi legati. Secondo la procura si trattò di un omicidio volontario ma non è così per la difesa che oggi parlerà in aula. Dopo di che è attesa la sentenza. Ricordiamo che a processo, dinanzi alla Corte D’Assise c’è anche l’amico 20enne dell’imputato, che ha scelto appunto il rito ordinario. Per quanto riguarda il 21enne oggi appunto spetterà alla difesa fare la propria arringa e, al termine, le richieste per il proprio assistito. Secondo la difesa non fu il 21enne ad uccidere la vittima e, soprattutto, non si tratto’ di omicidio volontario ma di omicidio colposo. La tragedia, lo ricordiamo, avvenne nel corso di un gioco erotico. Inizialmente la difesa aveva chiesto per l’imputato il rito abbreviato condizionato a un accertamento medico legale. E’ stato infatti sentito il consulente tecnico del pubblico ministero che ha relazionato circa la pressione esercitata sul collo della vittima, che ha causato l’ecchimosi sulla quale i RIS di Parma riscontrarono la presenza del Dna del coimputato. Le accuse per gli indagati, che hanno entrambi il domicilio in un campo nomadi di Bologna, sono quelle di omicidio volontario, rapina aggravata e indebito utilizzo di carte di credito. Dagli accertamenti – coordinati dalla procura,- era emerso come quella notte i due, dopo aver conosciuto la vittima in un locale felsineo, si erano recati nella sua abitazione di Formigine. Durante la serata, nell’ambito di un rapporto gli indagati lo avevano immobilizzato bloccandogli le gambe con lacci al letto e legandogli i polsi dietro alla schiena, per poi soffocarlo. (La morte della vittima, come emerso dall’accertamento autoptico, era infatti legata ad asfissia meccanica acuta). Le indagini condotte nell’immediatezza dall’Arma avevano messo in luce come i due giovani si fossero allontanati a bordo della Lancia Y di Gozzoli sottraendo dalla sua abitazione carte di credito, il Notebook del 41enne, un portatile e un orologio. Da qui l’accusa di rapina, con l’aggravante della violenza commessa da più persone riunite e del fatto commesso all’interno di un luogo di privata dimora. I due, dopo il delitto erano fuggiti il primo in Romania e il secondo a Wembley, in Inghilterra ed erano stati arrestati su mandato di cattura internazionale grazie alle brillanti indagini svolte dai carabinieri di Sassuolo e Modena.
CronacaLegato e ucciso, chiesti 18 anni per uno dei due romeni accusati