di Valentina Reggiani
"Siamo in giardino: sparo due volte a mia figlia. Poi a mia moglie Gabriela. A quel punto vedo Renata che cerca di scavalcare il muretto, per scappare dalla vicina. Allora le sparo ancora, alla testa e lei cade a terra. A quel punto seguo la scia di sangue lasciata in casa da mia moglie e la trovo in camera di mio figlio. Lei cerca di ripararsi dietro di lui: alzo il fucile, mi ferisco al volto e gli grido: ‘Spostati, oppure sparo anche a te’. E la uccido. Poco dopo esco di casa senza voltarmi indietro e incontro mio figlio sulla strada: mi pare stesse facendo l’autostop".
Tanto lucido quanto agghiacciante. Se la nostra provincia non avesse assistito incredula all’ennesimo e duplice femminicidio nelle campagne di Cavazzona di Castelfranco, avvenuto lunedì mattina, quella raccontata da Salvatore Montefusco davanti al giudice, ieri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia in carcere sembrerebbe più che altro la terrificante trama di un film horror. Il Gip Eleonora Pirillo ha convalidato l’arresto del 69enne per duplice omicidio pluriaggravato della moglie Gabriela Trandafir e della figlia di lei, Renata, e disposto la custodia cautelare in carcere. "Montefusco ha risposto alle domande, confermando quanto dichiarato davanti al pm – ha spiegato ieri il legale dell’uomo, Marco Rossi, al termine dell’udienza di convalida dell’arresto – ha riconfermato anche a suo parere tutte le provocazioni e vessazioni che ha subito durante quest’anno. Pentimento? Secondo me sì, ma mi sto rendendo sempre più conto che è stato un attacco di ira funesta e non premeditata. Il fucile, come lui ha dichiarato, era stato rinvenuto all’esterno dell’abitazione dentro a scatoloni che non aveva messo lui". Ma cos’ha scatenato nell’uomo quella furia omicidia e – ha confessato – incontrollabile? "Una volta rientrate a casa, dopo l’incontro con il loro legale mi hanno detto, ridendo, sbeffeggiandomi ancora una volta, che finalmente me ne sarei andato da quella casa – ha dichiarato ancora il pensionato – allora io ho afferrato il fucile, situato su uno scaffale, in giardino. Mi sono avvicinato a mia moglie e a Renata nascondendo l’arma dietro alla schiena. Poi gliela ho puntata contro e ho detto loro: ‘Ora mi dite voi chi va via da questa casa’. A quel punto ho iniziato a rincorrerle per il cortile e a sparare".
L’uomo ha poi specificato che non si sarebbe mai aspettato di trovarsi il figlio di fronte in quel momento di concitazione. "Sapeva che il ragazzo era in casa, stava dormendo nella sua stanza, quindi lo ha visto nel cortile, poi quando ha continuato il suo gesto omicida nei confronti della moglie è rientrato in casa e se l’è trovato tutto d’un tratto davanti a sua madre – dichiara l’avvocato Rossi. – Il mio assistito ha raccontato che la madre si sarebbe riparata dientro al figlio e che lui, per non sparargli, ha rivolto il fucile verso l’alto". Il 17enne, davanti alla furia assassina del padre, avrebbe alzato le braccia in alto per poi fuggire il più lontano possibile. "Montefusco – sottolinea infine l’avvocato - ha dichiarato di aver custodito l’arma poiché, avendo collaborato con le forze dell’ordine, temeva ancora ritorsioni da parte del cland dei casalesi" da cui fu minacciato in passato.