Dall’Emilia a Washington per capire la democrazia americana. A seguire passo dopo passo le elezioni statunitensi in una capitale sospesa in un’atmosfera surreale, ci sono anche un modenese e un reggiano. Si tratta rispettivamente di Federico Borsari, Resident Fellow al Center for European Policy Analysis, e Lorenzo Montanari, vicepresidente del think tank conservatore Americans for Tax Reform, che offrono un punto di vista privilegiato su un testa a testa senza precedenti.
"Negli Stati Uniti – racconta Borsari – l’elezione del presidente è un evento epocale molto più marcato rispetto a quanto avviene in Italia. Qui il clima è unico: è il momento cardine della politica nazionale, e il clima elettorale si respira costantemente. Già poco dopo l’insediamento del neo-presidente, infatti, comincia subito la nuova campagna elettorale per le elezioni di midterm e per quelle successive".
Quanto all’aria che si respira a cavallo delle elezioni, entrambi gli analisti concordano nel definire particolarmente intensa la campagna condotta dai due candidati. "Tutta la campagna elettorale – spiega Montanari – è stata particolarmente aggressiva e ha visto l’opinione pubblica polarizzarsi sempre di più verso uno o l’altro schieramento, in particolare in seguito ai due attentati nei confronti di Trump. A differenza di quanto, ogni tanto, si legge sui media italiani, vivendo qui, non vedo il rischio concreto di una guerra civile nei prossimi mesi, tuttavia, la possibilità di assistere a proteste e ricorsi post-elettorali è quasi certa".
Gli argomenti decisivi durante le elezioni, come è noto, sono stati economia, immigrazione e diritti civili. "Per la maggior parte degli statunitensi che hanno votato – spiega Montanari – il tema centrale è stata l’economia. Nonostante dopo il picco del 9% del 2022, l’inflazione sia scesa al 2,4%, i prezzi al consumo sono aumentati del 20% e non sono scesi. Se in questa campagna elettorale, visti i minimi di disoccupazione ottenuti nel 2019, Trump è cresciuto moltissimo tra ispanici e afroamericani, è vero anche che i democratici sono stati molto abili a valorizzare il tema dell’aborto, soprattutto negli stati più conservatori".
Oltre ai temi di politica interna, secondo Borsari, ha inciso anche la politica estera. "Sebbene diversi analisti storcano il naso su questo aspetto – commenta l’analista – è innegabile che ciò che sta accadendo in Ucraina e Medio Oriente abbia influenzato il giudizio di tanti elettori".
Tante le differenze, anche particolarmente eclatanti, rispetto al voto in Italia. "L’aspetto che mi ha più colpito e un po’ mi preoccupa – chiarisce Montanari – è che in diversi stati non è obbligatorio mostrare un documento d’identità per votare. Inoltre, molti stati utilizzano già il voto elettronico, il che rappresenta un’altra differenza significativa". Altro aspetto che contraddistingue la politica americana da quella italiana, il ‘watch party’. "In pieno rispetto della tradizione statunitense – conclude Borsari – al termine delle votazioni, ho seguito i risultati minuto per minuto in un pub insieme a un gruppo di amici italiani".