REDAZIONE MODENA

L’avvocato Marchesi "Servono più strutture per chi subisce violenze"

"Le normative ci sono, ma si può fare tanto di più perché vengono poco applicate. Nel caso specifico della giovane di origine indiana sono d’accordo con quanto sostenuto dall’avvocatessa Barbara Iannuccelli, che assiste la ragazza, e cioè – appunto – che la normativa esiste ma non viene correttamente ’utilizzata’. In questo caso per la ragazza doveva essere attivata immediatamente una procedura di codice rosso: oltre al discorso del matrimonio forzato e dell’imposizione da parte dei familiari, infatti, c’erano anche ripetute situazioni di violenza".

Così l’avvocato Morena Marchesi, vice presidente dell’associazione ’Donne e Giustizia’. Secondo l’avvocatessa nel ‘sistema’ ci sono ancora tanti buchi. "Il fatto che non ci fosse una struttura che potesse immediatamente accoglierla rappresenta un problema: ci sono buchi importanti, come l’assenza di centri adeguati per accogliere velocemente le vittime di violenza. Dove collochiamo una ragazza che non ha una capacità economica? Come possiamo tutelarla? Questo resta un grande problema e vale anche per tante altre donne che subiscono violenza e che devono essere collocate in emergenza anche in situazioni in cui sono presenti figli".

"Ci sono anche carenze nell’attuazione pratica delle forme di tutela – sottolinea Marchesi – Le motivazioni sono le più svariate, ma in particolare mancano le risorse per destinare strutture ad una determinata funzione di tutela e salvaguardia di giovani donne che subiscono violenza o vengono forzate ad un matrimonio".

La vice presidente dell’associazione fa presente come ’Donne Giustizia’ porti avanti anche attività di formazione nelle scuole. "Durante questi incontri è emersa una situazione simile a quella della 19enne – racconta l’avvocato – ma anche altre situazioni di violenza rivolta a ragazze molto giovani che frequentavano gli istituti superiori. Abbiamo avuto anche richieste specifiche: mi è capitato, per esempio, durante un incontro di formazione in una classe, che una studentessa all’uscita mi abbia fermata per chiedermi come comportarsi in casi di violenza in famiglia. Il nostro compito come associazione – conclude Morena Marchesi – è quello di avere un ascolto empatico con queste ragazze che segnalano queste situazioni e cercare di indirizzarle nel modo migliore possibile e fare sì che possano tutelarsi nell’immediato. E’ estremamente importante".

v. r.