
di Chiara Mastria
La storia delle ‘signorine della Banca’, le prime donne assunte, e quella dei soci ottocenteschi: bottegai, piccoli artigiani, calzolai, orologiai. La storia dell’economia del nostro territorio, delle aziende, l’evoluzione delle infrastrutture, la beneficenza. C’è tutto questo e molto altro ancora nei quasi cinquecento metri lineari di scaffalatura dell’Archivio storico di Bper Banca che ieri mattina ha inaugurato i nuovi locali, in via Danimarca 140 a Modena, e da oggi sarà aperto al pubblico (su appuntamento). Prende così vita la seconda colonna portante del macro progetto culturale firmato Bper ‘La Galleria, collezione e archivio storico’, iniziato nel 2017 con l’apertura degli spazi espositivi in via Scudari.
«In questo archivio – racconta Sebastiano Simonini, coordinatore del progetto – sono conservati 152 anni di documenti, da fine ‘800 ad oggi. I primi soci, le figure femminili in banca, i registri, è tutto qui dentro: non solo la storia della Bper, ma della città di Modena». Il complesso documentario in questione va dal 1867, anno della fondazione della banca, al 1998 ed è destinato a crescere: man mano che la documentazione prodotta diventerà storica verrà aggiunta agli scaffali, almeno fino a coprire gli 800 metri lineari di spazio che offrono. Documentazione che comprende oltre 4mila pezzi tra buste, registri e documenti vari - tra cui anche il primo regolamento della banca, datato 1869 - e che, nel 2005, è stata dichiarata dalla Soprintendenza archivistica per l’Emilia Romagna «di interesse storico particolarmente importante», assumendo a tutti gli effetti la natura di ‘bene culturale’. Anima dell’intero progetto è l’archivista Chiara Pulini: è stata lei a gestire il riordino e la sistemazione di questi documenti storici nella sede di via Danimarca. «Tra questi scaffali è conservata la storia del territorio, dell’economia, delle aziende fallite, delle donne – racconta –. Proprio sulle donne abbiamo già effettuato uno studio molto interessante, che ci svela come nei primi cinquant’anni di vita della banca non fossero presenti. Hanno fatto la loro comparsa con la Prima guerra mondiale per le sostituzioni provvisorie degli uomini. Il loro è stato un ingresso molto lento, che ha visto la prima vera evoluzione significativa solo negli anni ’50 del ‘900». Un esempio di cosa possono raccontarci questi documenti. Una storia modenese, fatta di piccola borghesia e tanto sacrificio, che riprende vita tra libri mastri ottocenteschi, libri giornali dalle dimensioni spaventose e certificati azionari, verbali di assemblee generali e registri. Tutto conservato, documentato e disponibile per essere consultato. Da chi? Da studiosi di qualsiasi ordine e grado, ricercatori, universitari ma anche ragazzi delle superiori, con i quali sono in programma laboratori didattici (un primo incontro è già avvenuto). «Una memoria collettiva, un archivio d’impresa che permetterà di fare ricerche sullo sviluppo economico del territorio, del periodo bellico e post bellico, sui modelli di sviluppo delle aziende e della stessa banca, su Modena e sui suoi cittadini», continua Pulini.
«Conservare la propria memoria – le ha fatto eco Pietro Ferrari, presidente di Bper Banca – vuol dire arricchire il patrimonio del territorio e dell’azienda stessa per renderla protagonista consapevole del proprio presente. Qui presentiamo una storia con una desinenza modenese molto forte, c’è tanta economia ma c’è anche il modo di essere e pensare di questa terra documentato, visibile. Abbiamo bisogno di mettere le radici nella nostra storia, di dare spazio alla memoria». Un archivio in continua crescita, così come il progetto stesso: il prossimo passo sarà la digitalizzazione, almeno dei documenti più importanti.