Mattinata modenese, quella di ieri, per il segretario generale della Cgil Maurizio Landini che è intervenuto alle assemblee dei lavoratori del salumificio Granterre e del centro commerciale Grandemilia. Da Modena il segretario nazionale ha chiamato alla mobilitazione dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil per la manifestazione che si terrà oggi a Bologna: sono circa 3mila i modenesi che si sono recati da tutta provincia nel capoluogo della regione per dire la propria sui cambiamenti che il governo Meloni sta attuando nel settore lavoro. Ieri Landini davanti a 200 lavoratori di Granterre e Grandemilia ha scandito alcuni dei temi che hanno portato a contestare l’esecutivo, mettendo al centro il recente decreto lavoro varato dal consiglio dei ministri il primo maggio, giorno simbolo del lavoro. "In Italia – ha scandito Landini – c’è una evidente emergenza salariale a cui bisogna porre rimedio e c’è anche una precarietà sempre più ampia che va sconfitta. C’è inoltre bisogno di una riforma fiscale che combatta l’evasione e colpisca la rendita finanziaria così come dobbiamo arrivare a un maggiore investimento e una vera riforma su sanità e pensioni perché siamo al collasso". Il capo del sindacato ha anche ricordato che "bisogna assolutamente rimettere al centro il bisogno delle lavoratrici e dei lavoratori con l’obiettivo di dare un futuro ai giovani. Noi combattiamo per una nuova stagione del lavoro e dei diritti di tutti" e ha concluso spiegando che "queste mobilitazioni sono decisive perché il governo sta occupando molti spazi. Hanno vinto legittimamente con 12 milioni di voti, ma sono molti milioni i cittadini che hanno votato altri partiti oppure non hanno votato".
Il segretario ha poi toccato altri temi nel suo discorso. "Hanno voluto mostrare che lavoravano il primo maggio – ha detto il segretario – e ci hanno dato solo la sera un testo approvato il giorno seguente, nella giornata a cui tutti noi siamo arrivati dopo decenni di lotte che erano partite dagli Usa dove si lavoravano 16 ore per 6 giorni alla settimana prima di giungere alla celebre frase ‘8 ore di lavoro, 8 di sonno e 8 di svago’. Non era per nulla urgente quel provvedimento che peraltro contiene norme non strutturali e avevano altri 364 giorni per poterlo approvare. Vogliono forse fare sparire la rappresentanza sindacale indebolendo così di molto la democrazia?"
Stefano Luppi