STEFANO MARCHETTI
Cronaca

L’Altro Suono viene da Posillipo. Canti della Dimenticanza al Comunale

Appuntamento al Cortile del Melograno di via dei Servi: viaggio nella canzone napoletana con Raffaello Converso

L’Altro Suono viene da Posillipo. Canti della Dimenticanza al Comunale

L’Altro Suono viene da Posillipo. Canti della Dimenticanza al Comunale

Posillipo è un luogo talmente magico che fa scordare ogni pensiero, ogni problema... Lo dice il nome stesso: in greco ‘Pausilypon’ significa proprio una tregua dal dolore. Basta che ti affacci al panorama del golfo di Napoli e già ti senti un altro, dimentichi la fatica, le questioni quotidiane, la paura del domani.

E sono proprio i ’Canti della dimenticanza’ al centro del concerto che il festival ’L’Altro Suono’ del teatro Comunale di Modena (dedicato quest’anno ai ’Suoni dal Sud’) proporrà stasera alle 21 nel Cortile del Melograno in via dei Servi: un percorso nella canzone napoletana fra passato e presente con la voce di Raffaello Converso, cantante, attore, polistrumentista e divulgatore della tradizione napoletana poetico-musicale, colta e popolare. L’ensemble che lo affiancherà comprende plettri, chitarre e qualche strumento ad arco, la cui stilizzazione armonica e contrappuntistica si avvale della sapienza compositiva di Roberto De Simone: sotto la direzione musicale di Antonello Paliotti si ascolteranno Antonello Paliotti alla chitarra solista, Franco Ponzo alla chitarra, Michele De Martino al mandolino, Edoardo Converso alla mandola, Salvatore Della Vecchia al mandoloncello e mandolino e Leonardo Massa al violoncello.

Già Franz Liszt intitolò ’Notti di Posillipo’ alcune sue elaborazioni per pianoforte di canti napoletani: voleva così sottolineare quello speciale momento sospeso in cui il presente si sospende anche nella bellezza. ’Te voglio bene assaje’, ’Vurria addiventare’, ’Ogni pena cchù spiatata’, ’’A nuvena’: questi ’Canti della dimenticanza’ spaziano in un arco musicale che dalle villanelle cinquecentesche della ‘Napoli gentile’ si muove verso le reminiscenze settecentesche di arie dell’opera buffa e le melodie ottocentesche, fino ad approdare ai versi di Salvatore Di Giacomo, romanticamente messi in musica da Mario Costa ed Enrico De Leva.