Modena, 7 agosto 2021 - Aveva segnalato un malfunzionamento del macchinario già a giugno. L’immagine della fustellatrice scattata col telefonino e trovata dal compagno sul cellulare della vittima, infatti, risale al 24 giugno scorso. Ma lei, Laila El Harim, l’operaia morta martedì mattina nell’azienda Bombonette di Camposanto, schiacciata in un macchinario, più volte aveva parlato col compagno del fatto che la fustellatrice andava in blocco, non nascondendo per questo una certa preoccupazione. Secondo l’uomo, Manuele Altiero, che da poco aveva chiesto alla compagna e mamma della sua bambina di sposarlo, la 40enne, lavoratrice esperta, aveva parlato dei blocchi anche a "chi di dovere".
Aggiornamento: i risultati dell'autopsia. Martedì 10 agosto i funerali
Si è svolta ieri l’autopsia sul corpo della 40enne. L’esame autoptico ha accertato come la morte sia stata causata dalla macchina, che l’avrebbe trascinata dentro per poi schiacciarla, fratturandole sia la base cranica che le vertebre e causando il decesso istantaneo della lavoratrice. Non sarebbe chiaro però che tipo di attività stesse svolgendo. Intanto la procura ha iscritto una seconda persona nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Si tratta del nipote del titolare dell’azienda, Fiano Setti che risulta delegato alla sicurezza.
L’indagine è finalizzata a capire innanzitutto se vi siano state violazioni in materia di sicurezza. Per quanto riguarda l’infortunio, la procura ha delegato gli accertamenti agli esperti del Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (Spsal) dell’Ausl, in concerto con l’ispettorato del lavoro. Ciò che dovranno ora stabilire i periti è se il macchinario funzionasse correttamente, se i sistemi di sicurezza fossero attivi e adeguati, se ci fossero sistemi di protezione o se gli stessi siano stati manomessi. Gli accertamenti dovranno anche stabilire se la lavoratrice fosse stata correttamente formata e se avesse rispettato l’orario di lavoro ma anche come mai sia stato possibile per la vittima entrare nella macchina senza che questa - che aveva il doppio blocco ma solo manuale (non automatico) - si fermasse. La procura fa sapere che l’indagine avrà tempi rapidi.
Intanto il legale degli indagati, l’avvocato del foro di Bologna Claudio Piccaglia, spiega come il macchinario si trovasse in azienda da tre o quattro anni e come lo stesso fosse stato sottoposto alle verifiche e alla manutenzione del caso, come dimostrerebbero i verbali. "Bombonette ha sempre lavorato con macchine tecnologicamente avanzate e sicure – spiega – la macchina oggetto di infortunio è gemella di una presente in azienda da tanti anni, sempre funzionante e senza che abbia mai avuto alcun tipo di problema". Ma, in base a quanto racconta il compagno della vittima, Laila si era accorta di alcune problematiche relative al funzionamento della fustellatrice; su presunti intoppi dell’apparecchiatura tanto da richiedere spesso l’ausilio di elettricisti. "Mi chiedeva vari consigli, lavorando io nel settore e mi faceva vedere le foto. Mi ha detto che aveva segnalato il fatto che andava in blocco". Pare che la vittima avesse fatto riferimento a materiale non adatto – cartone – che era stato fornito proprio per essere utilizzato in quella macchina. "Lei mi diceva che doveva trovare il modo di farla funzionare", sottolinea Altiero.
L’avvocato dell’uomo, il legale Nicola Termanini, che difende la parte offesa insieme alla collega Rustichelli spiega: "Nomineremo un consulente tecnico per accertare il funzionamento della macchina ed eventuali difformità della normativa: faremo di tutto per fare massima chiarezza sull’infortunio". L’avvocato Dario Eugeni, legale del padre della vittima: "Ci sono foto e filmati scattati da Laila con l’intento di preavvertire una situazione di pericolosità del macchinario. Sarà la procura ora a valutare la rilevanza di queste fonti ed eventualmente di acquisirle".