Modena, 12 agosto 2021 - Il cellulare su cui aveva scattato le foto della macchina ‘killer’ ma anche il suo diario: un taccuino dove ogni giorno annotava ciò su cui lavorava all’interno della Bombonette di Camposanto. È su questi e altri elementi che stanno lavorando i tecnici dello Spsal, servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ausl, incaricati di redigere la relazione tecnica per far luce sul tragico infortunio in cui ha perso la vita Laila El Harim lo scorso 3 agosto.
Laila, folla e lacrime ai funerali - L'inchiesta: "Non aveva fatto formazione"
Gli ispettori sabato scorso hanno sentito il compagno della vittima, Manuele Altiero proprio per capire cosa Laila gli avesse confidato. Con l’uomo, esperto del settore, la 40enne si era più volte confrontata infatti circa il malfunzionamento della fustellatrice. Le sue perplessità, la 40enne le aveva riportate anche su un quadernino su cui appuntava ciò che faceva all’interno dell’azienda. Proprio per questo il compagno ha consegnato agli ispettori sia il cellulare della vittima che il suo ‘diario’ e lunedì mattina Altiero è stato nuovamente convocato e sentito per diverso tempo al fine anche di fare chiarezza sul ruolo della compagna all’interno dell’azienda.
Da quanto emerso dai primi accertamenti l’operaia 40enne non era stata sottoposta alla formazione di base per l’utilizzo della fustellatrice cui era addetta. Aveva seguito il corso in precedenza, quando era impiegata nell’altra ditta della Bassa ma su macchinari simili a quello in cui ha trovato la morte. Su quella specifica fustellatrice, in sostanza, non era stata ‘addestrata’, eppure il suo compito era quello di formare un tirocinante che però la mattina della tragedia non sarebbe stato presente in azienda.
Il ruolo della vittima sarebbe stato quello di preparare i macchinari per la produzione e pare che la 40enne fosse riuscita comunque a fare ripartire la macchina. La settimana prossima sono attesi i primi esiti della relazione svolta dagli esperti del servizio prevenzione. La consulenza tecnica sarà poi depositata in procura che, come noto, ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo che vede l’iscrizione di due indagati, il legale rappresentante dell’azienda e il nipote dello stesso, responsabile della sicurezza. Intanto martedì amici, colleghi, autorità e anche il console generale del Marocco, arrivato da Bologna si sono stretti attorno alla famiglia Laila. I funerali, con rito islamico, sono stati celebrato a Massa Finalese. Contemporaneamente il paese in cui Laila viveva insieme al compagno e alla sua bambina di cinque anni, Bastiglia, si è fermato nel lutto cittadino per ricordarla.