Se avete voglia di immergervi nell’atmosfera di un racconto che rispecchia in modo filologico i canoni della letteratura Hard boiled, che ne ripercorre gli stilemi a partire dal linguaggio ruvido e dal carattere dell’investigatore privato protagonista, il libro per voi l’ha scritto l’autore bolognese Franco Foschi (Il tempo non ha pietà, Todaro editore, pagine 196). Modesto Serra per tutti Momo, è un ex poliziotto di un’ambigua unità speciale che si è messo in proprio nella Bologna del 1980, attraversata da tumulti politici e ferita da attentati e azioni di terrorismo.
In questo clima cupo, Momo, uomo dalla vita sregolata, irascibile, violento quando serve, viene ingaggiato, per ritrovare la figlia scomparsa, dal più terribile dei malviventi a cui, quando si tratta dei figli, come a tutti i padri, il cuore si illanguidisce. Da qui in poi Momo sarà travolto da una spirale di eventi che ovviamente non racconterò. Come dicevo, fa da sfondo una Bologna che ’solo tre anni prima, nel famoso 1977, era stata attraversata dai carri armati dell’esercito e ora sembrava sull’orlo di una nuova guerra’.
Momo sarà costretto a scendere negli inferi del quartiere della sua giovinezza dove "picchiare correre e sanguinare erano stati il suo pane quotidiano". Del resto, quando c’è da menar le mani lui è l’ultimo a tirarsi indietro così come se c’è da sguazzare nel fango. Lui agisce e soltanto dopo si chiede se ha commesso qualche errore, danzando sempre sull’orlo della voragine. Anche con le donne non scherza. Ma a differenza degli eroi della letteratura Hard Boiled come Philip Marlowe e Sam Spade che apparecchiano molto ma consumano poco, il nostro detective ci dà dentro di brutto.
La sua vita sopra le righe trova pace soltanto nella stanza della casa di riposo dove deperisce il vecchio padre ormai demente, ma capace di rastrellare brandelli di memoria per tradurli in ’pizzini’ ricchi di poesia, fulminante quanto improbabile. Un avvertimento: ’Il tempo non ha pietà’ non è fatto per gli spiriti suscettibili e per i fanatici del politicamente corretto. Ma questa è la realtà, bellezza. Prendere o lasciare.
Claudio Gavioli