MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

La storica Anna Foa: "La Shoah e il 7 ottobre: è un paragone sbagliato"

L’esperta sarà protagonista dell’evento ’Antisemitismo ed ebraismo’ a Carpi: "Occorre spiegare bene cosa è stato l’Olocausto, ma anche gli altri crimini" .

L’esperta sarà protagonista dell’evento ’Antisemitismo ed ebraismo’ a Carpi: "Occorre spiegare bene cosa è stato l’Olocausto, ma anche gli altri crimini" .

L’esperta sarà protagonista dell’evento ’Antisemitismo ed ebraismo’ a Carpi: "Occorre spiegare bene cosa è stato l’Olocausto, ma anche gli altri crimini" .

"Il Giorno della Memoria va celebrato a testa alta, in un clima di grande giustizia innanzitutto interiore: questo è il nucleo su cui è stato fondato e il motivo per cui rivolge a tutti, in Europa". Sono le parole di Anna Foa, storica e già docente di Storia Moderna all’Università La Sapienza di Roma, specializzata in storia dell’ebraismo, della condizione ebraica in Europa e delle trasformazioni sociali dell’età moderna e autrice di numerose pubblicazioni, di cui l’ultima ‘Il suicidio di Israele’ (copertina in foto). La studiosa sarà protagonista, stamattina alle 9 in Auditorium Loria a Carpi, dell’incontro dal titolo ‘Antisemitismo ed ebraismo’, in dialogo con gli studenti delle scuole.

Professoressa, come interpreta il Giorno della Memoria? "Nell’ottica dell’antisemitismo e del ricordo della Shoah, quest’anno il Giorno della Memoria rappresenta una celebrazione particolare. Questa giornata va rivolta a tutti, anzi soprattutto ai non ebrei. E’ il traguardo di un percorso memoriale essenziale, e deve essere ricordata non solo con riferimento al passato ma con una particolare attenzione al presente".

Dunque, non solo ‘ricordo’? "La Shoah non deve restare solo un ricordo, ma deve essere un monito, perché, come ha detto Primo Levi, ‘ciò che è accaduto può di nuovo accadere. Di nuovo. Dappertutto’. Occorre tenere presente questa funzione del Giorno della Memoria, nel rapporto tra ciò che è accaduto e ciò che stiamo celebrando, alla luce della situazione di oggi, analizzata però con sguardo lucido".

Cosa intende? "Occorre rivolgersi con chiarezza e sincerità, specie alle nuove generazioni, spiegando cosa sia stata la Shoah ma anche discutendo sugli altri crimini. Sui tanti genocidi, sulle similitudini e sulle differenze: purtroppo quando si uccidono i civili, certe catastrofi umanitarie si somigliano. Netanyahu ha commesso un grave errore paragonando il 7 ottobre, ovvero il giorno dello spaventoso massacro voluto da Hamas, alla Shoah. Una assurda equivalenza da cui prendere le distanze. Ecco perché parlare, nel Giorno della Memoria, di quanto sta succedendo è l’unico modo possibile per evitare che nella condanna della guerra di Gaza sia coinvolto anche il ricordo stesso della Shoah".

E’ aperto il dibattito sulla parola ‘genocidio’ applicata ai bombardamenti israeliani a Gaza. Lo stesso Papa Francesco ne ha riconosciuto la possibilità. Qual è la sua opinione? "La parola ‘genocidio’ è forte; è un bene che il Papa l’abbia pronunciata, che esca dai tribunali e che sia possibile discuterne. Di genocidio si parla molto ma anche poco: non se ne parla nel mondo ebraico della diaspora. Sembra un tabù antisemita. Non risuona in Israele nemmeno negli ambienti più ostili al governo. Personalmente, mi pronuncerò solo quando arriveranno le sentenze delle Corti internazionali che vanno profondamente rispettate perché sono nate proprio dal dopoguerra e dalla Shoah: è una grande conquista che si rischia di buttare via. Non è una questione di numeri, ma di quello che è successo. Nel caso, lo affronteremo, come la storia che si ritorce contro il mondo ebraico".