di Davide Miserendino
Partenza: via Nonantolana, all’altezza del bivio con via Repubblica di Montefiorino. Arrivo: via Santi, che tanti cittadini conoscono per l’Anagrafe e altri servizi comunali. E’ un tragitto ’standard’, piuttosto breve (parliamo di circa 5 chilometri) e che sulla carta non presenta particolari complicazioni. Un tragitto che, proprio per queste caratteristiche, si presta ad essere percorso quotidianamente in sella a una bici, con evidenti benefici per la propria salute, per l’aria che respiriamo e per il traffico veicolare che, così, si contribuisce a ridurre.
Sembra filare tutto liscio, ma qualche insidia lungo la strada, in realtà, si incontra. E oggi le condividiamo con voi lettori, chiedendovi di fare lo stesso con noi: quali sono le difficoltà con cui vi scontrate quando vi muovete in bicicletta per portare i figli a scuola o andare al lavoro, solo per fare due esempi?
Torniamo in via Nonantolana. Per arrivare a destinazione possiamo scegliere fondamentalmente due strade. Una ci porta sul cavalcaferrovia di viale Ciro Menotti o, in alternativa, al sottopasso Ex Benfra. Una volta sbucati al centro Ferriere, passiamo davanti alla stazione dei treni, quindi in viale Monte Kosica e in viale Storchi. L’altra, invece, costeggia tutta la ferrovia lungo via Nonantolana (che all’altezza della stazione diventa via Montalcini, poi via Fanti e via Pico della Mirandola) e ci permette di passare dall’altra parte utilizzando il sottopasso di via Razzaboni. Scegliamo quest’ultima opzione. Tutto procede bene fino all’incrocio con viale Ciro Menotti (a patto che sia giorno: di sera l’illuminazione è carente). Subito dopo, però, l’idillio finisce: all’altezza del ristorante La Grotta, appena superato il supermercato Eurospar, la ciclabile scompare. C’è un marciapiede con tutti i suoi immaginabili difetti: restringimenti, fessure, radici che dalle vicine aiuole gonfiano e spaccano il cemento. Un centinaio di metri e la carreggiata si allarga: qui le bici possono viaggiare in relativa sicurezza stando a destra, ma è uno spazio promiscuo dove si incontrano anche tante auto parcheggiate. La pista ciclabile riparte all’incrocio con via Due Canali Nord. Neanche il tempo di abituarsi, però, ed ecco uno dei mostri della viabilità a due ruote modenese: il cavalcavia Mazzoni. Si tratta come più volte hanno detto gli Amici della bicicletta di Modena, di un’infrastruttura molto trafficata ma sprovvista di pista ciclabile. E il Comune, giustamente, ha inserito nel Piano urbano della mobilità sostenibile, l’obiettivo di fornire a chi è solito attraversarlo un’alternativa più valida e sicura (probabilmente si tratterà di un sottopasso). Nel nostro caso affrontiamo il cavalcavia da sotto, lasciandolo sopra la nostra testa, ma il risultato non cambia. Non c’è modo di passare con la bicicletta nello stretto arco formato dal ponte senza finire spalla a spalla con le automobili. Quindi meglio allungare il giro: si costeggia la polisportiva Villa d’Oro fino alla rotonda di via Del Mercato, quindi si gira in via Attiraglio per tornare, a quel punto, sulla Nonantolana, che adesso si chiama via Fanti. Anche in via Attiraglio manca la ciclabile, ma ci si barcamena fino all’incrocio, dove il tragitto bordato di giallo ricomincia.
L’obiettivo sottopasso è vicino. Sulla sinistra si staglia lo skyline del centro: si vedono la ciminiera della Manifattura tabacchi, la Ghirlandina, le torri di Palazzo Ducale. A destra alcune delle imprese più importanti del territorio, come la Cnh. La ciclabile, arrivati qui, si stringe. Compaiono avvallamenti, fessure, ostacoli. Le auto parcheggiate in più punti invadono lo spazio dedicato alle biciclette: così tocca avventurarsi in un ampio slalom. Ciò nonostante, sfruttando il parcheggio che si apre a destra, si riesce a raggiungere il sottopasso senza ’rischiare la pelle’. Ma di certo non ci si arriva con la soddisfazione di un ciclista ad Amsterdam.
Si attraversa il sottopasso. Non è per tutti, diciamolo: è stretto, ha precedenti poco incoraggianti in fatto di criminalità. Chi non dovesse sentirsela o preferisca un tragitto tutto ’alla luce del sole’ fa bene a scegliere l’altro itinerario abbozzato all’inizio. Una volta usciti dal tunnel, pochi metri ed ecco via Santi. Dove non c’è una ciclabile, bensì un marciapiede che si riesce a percorrere, tuttavia, in sicurezza. L’obiettivo è raggiunto e le difficoltà incontrate sono tutt’altro che insormontabili. Ma per diventare un gioiellino della mobilità ciclabile c’è ancora tanto da pedalare.