La rabbia del collega: "Avvisato due ore dopo. Hanno nascosto le prove"

Fausto Parenti era insieme alla vittima a Rouiba: "Quella sera non arrivò a cena, potrebbe non essere stato un incidente, penso che il corpo sia stato spostato".

La rabbia del collega: "Avvisato due ore dopo. Hanno nascosto le prove"

Fausto Parenti era insieme alla vittima a Rouiba: "Quella sera non arrivò a cena, potrebbe non essere stato un incidente, penso che il corpo sia stato spostato".

"Prima di morire vorremmo avere giustizia; chiediamo la verità; cuore e polmoni trattenuti in Algeria senza consenso". Sono solo alcune delle frasi scritte sui numerosi cartelli che giovedì sera ‘invadevano’ il perimetro di piazza Grande. A brandire i cartelli anche i nonni di Alex e la sorella che, insieme alla mamma Barbara e al papà Claudio, continueranno a portare avanti la battaglia per la verità. In prima fila, al presidio anche l’amico e collega di Alex, Fausto Parenti che si trovava insieme al giovane in quell’hotel a Rouiba. "Ero con lui quel giorno (4 gennaio di tre anni fa, ndr); mi aveva raggiunto in Algeria nonostante gli avessi detto più volte di restare a casa e di trascorrere le vacanze con la famiglia. Aveva scelto di raggiungermi perché all’estero avrebbe guadagnato di più: soldi che gli sarebbero serviti per coronare un sogno, quello di aprire il suo Bed and Breakfast. Invece quel sogno è stato distrutto insieme alla sua vita".

Cosa ricorda di quel giorno? "Finito il lavoro ci siamo accordati per andare in palestra, perché la sera prima eravamo andati in piscina. Lui, però, all’improvviso mi ha detto che sarebbe invece tornato in piscina e ci siamo separati. L’ho incontrato dopo aver finito l’allenamento, mentre salivo in camera. Mi ha detto: ’Vieni con me Fausto?’ Ma io gli ho risposto che sarei andato un po’ a riposarmi.

Ho visto che stava parlando al telefono e ci siamo detti velocemente che ci saremmo trovati alle 20 a cena. Quando poi sono andato a cena, mi sono reso conto che Alex non arrivava ma tutto era tranquillo: nessuno diceva nulla e non c’erano forze dell’ordine. A mangiare ci saranno state dieci persone ed io non mi sono preoccupato, ognuno faceva ciò che si sentiva".

Poi cosa è accaduto?

"Finito di mangiare, intorno alle 21.15 mi ha chiamato il direttore dicendo che voleva parlarmi. Mi hanno portato in una sala e mi hanno detto di mettermi a sedere. E’ entrato il direttore con accanto i soldati, vestiti con tute bianche. Mi hanno detto: Alex è morto. Ero sotto choc, gli ho chiesto: ’come è morto?’ Loro mi hanno risposto che era morto folgorato e mi hanno chiesto se volevo vedere il corpo ma non me la sono sentita. Tornassi indietro, invece, lo farei".

Cosa pensa sia davvero successo?

"Secondo me quella sera, in piscina, ha discusso con un giovane dell’Est Europa che era con lui. Alex era un ragazzo tranquillissimo ma magari l’altro lo ha ‘attaccato’ per qualche motivo; nessuno può saperlo. La 220 (corrente, ndr) era lontana da dove sostengono di aver trovato il corpo, dove il cavetto dei faretti era a 12 volt.

Devono avercelo buttato là. Perché me lo hanno detto dopo due ore che era morto?

Perché non mi hanno avvisato visto che a quell’ora io ero in camera? Sostenevano di averlo trovato alle 19 di sera: quindi hanno avuto tutto il tempo di inventarsi qualcosa e nascondere le prove prima di avvisarmi". v.r.