REDAZIONE MODENA

La maschera che vende androidi. E’ Arlecchino proiettato nel futuro

Da stasera fino al 22 dicembte al Teatro delle Passioni, l’opera di Mariano Dammacco in prima nazionale

Un momento dello spettacolo «Arlecchino nel futuro»

Un momento dello spettacolo «Arlecchino nel futuro»

Due anni fa Mariano Dammacco, pluripremiato autore e regista teatrale, ha partecipato a un progetto universitario che prevedeva la possibilità di comporre drammaturgie con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale. "Eb in quei giorni mi sono trovato a dialogare, tramite la tastiera, con uno di questi sistemi – racconta –. Era una sorta di servitore gentile e cerimonioso fin quasi stucchevole, eppure manipolatorio e risoluto nel negarsi sugli argomenti che i suoi programmatori gli impedivano di trattare. E i nostri dialoghi erano molto buffi. Così ho pensato: il futuro è una commedia con Arlecchino, e Arlecchino è una macchina, poi mi sono detto che, no, forse Arlecchino era solo un ‘poareto’, un poveretto che si finge macchina per tirare a campare". È nata così l’idea per "Arlecchino nel futuro", il nuovo spettacolo di Dammacco (prodotto da Ert) che debutterà stasera alle 21 al teatro delle Passioni di Modena, dove replicherà fino al 22 dicembre. In scena Serena Balivo ed Eleonora Ruzza per una storia che traspone in uno scenario distopico i personaggi della Commedia dell’arte, e in particolare lo ‘zanni’, il servo furbo e acutissimo. Siamo nel 2124, fra un secolo esatto: l’umanità non si è estinta, non c’è stata guerra atomica, ma la Terra è sempre più calda e molti cercano di migrare sulla Luna per trovare un luogo migliore. Arlecchino cerca un modo per vendere un androide a qualcuno che sta cercando di partire. Fra Goldoni e Blade Runner, lo spettacolo dunque porta le maschere classiche in un mondo totalmente diverso e le fa rivivere, pur conservando una lingua che ricorda il dialetto veneto: c’è Arlecchino, certo, e c’è il Vecio, un Pantalone di 154 anni con organi artificiali, c’è il servile Androide 17-22 con la maschera di Arlecchino ma con una nota femminile che lo fa sembrare Colombina, c’è lo Sbirrandroide, poliziotto del futuro, come un Capitano, e c’è Puteo, l’uomo del futuro, uno ‘zanni ebete’ cresciuto dalle macchine. E da tutti loro nascono le domande sottese allo spettacolo: "Nell’interagire con questi sistemi di intelligenza artificiale – sottolinea Dammacco –, ho avuto la sensazione che si tratterà di fare fronte a come queste macchine rischino di infilarsi nel nostro intimo e personalissimo modo di sentire e vivere la vita".

Stefano Marchetti