La mamma di Alice in Aula: "Il mio cuore non batte più"

Scambio di sguardi con l’imputato. Che rivolto ai giornalisti dice: "Verità"

La mamma di Alice in Aula: "Il mio cuore non batte più"

La mamma di Alice in Aula: "Il mio cuore non batte più"

Quasi sette ore con diversi momenti di pausa, per permettere alla Corte di esprimersi su questioni fondamentali, sguardi intrisi di sofferenza e appelli al giusto processo e alla ricerca della verità. Si è aperto ieri davanti alla corte d’Assise di Modena il processo nei confronti del tunisino 30enne Mohamed Gaaloul, accusato di aver ammazzato il 18 novembre del 2022 nelle campagne di Concordia la giovane mamma di Ravarino Alice Neri. La 32enne è stata uccisa a coltellate e il corpo è stato rinvenuto carbonizzato nel baule della sua stessa auto. Gaaloul – presente ieri in aula – risponde di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Presenti ieri anche la mamma della vittima, Patrizia Montorsi e il fratello Matteo Marzoli, rappresentati dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini. Non era presente invece Nicholas Negrini, il marito della giovane mamma difeso dall’avvocato ed ex pm Antonio Ingroia. "Ho l’elettrocardiogramma piatto – ha dichiarato con la voce rotta dal dolore la mamma della vittima all’arrivo in tribunale – chiediamo rispetto per Alice; siamo qua perché glielo dobbiamo". In un’aula affollata si sono incrociati gli sguardi dei parenti della vittima e quelli del presunto assassino. "Gaaloul? Si è voltato più di una volta ma non sosteneva il mio sguardo o quello della mamma", ha affermato Marzoli.

Il procedimento è iniziato con l’ammissione delle parti civili: sono state accolte quelle della madre e del fratello, del marito, della figlioletta e delle associazioni Udi e Casa delle donne ma non quella della Caramella Buona. L’avvocato dell’imputato, Roberto Ghini, si era opposto alla costituzione delle associazioni, sostenendo come la contestazione nell’imputazione non fosse riferita ad un femminicidio ma la presidente Russo ha spiegato che "dagli atti emerge che la prevaricazione di genere ha un rilievo centrale". Nel lasciare l’aula l’imputato si è rivolto per la prima volta ai giornalisti affermando: "Verità"

Valentina Reggiani