Lunedì sera, dopo la proiezione del film ’Berlinguer - La grande ambizione’, il regista del lungometraggio Andrea Segre ha presenziato al Teatro Carani, mettendosi a disposizione delle domande del pubblico in platea. Passando dalla genesi della pellicola, fino al ‘director’s cut’ originale, Segre ha raccontato le motivazioni che lo hanno spinto a raccontare sul grande schermo il primo quinquennio della segreteria Berlinguer, dal ‘73 (l’attentato a Sofia) al ‘78 (il rapimento Moro). "’Berlinguer-La grande ambizione’ è un film storico e politico – ha commentato il regista – perché, nel raccontare cinque anni di vicende storiche italiane, attraverso una narrazione squisitamente pedagogica, riflette sul rapporto tra uomo e politica, tra uomo e ideale, tra comunità e impegno per un futuro comune. Quella grande ambizione, che proviamo a raccontare, non esiste più oggi. Va fatta in merito una distinzione – spiega Andrea Segre – tra Sinistra e Destra. A destra esiste una grande ambizione, che è quella di costruire un sistema identitario, chiuso e verticistico che tende all’esclusione del diverso. È senza dubbio una grande ambizione, a me non piace ma è chiara e sta raccogliendo i suoi seguaci. La grande ambizione gramsciana e berlingueriana, realizzare il socialismo nella democrazia, non è più riapplicabile al giorno d’oggi. Una grande ambizione che tiene unita la comunità a Sinistra, lì dove si dovrebbe rimettere al centro l’interesse delle masse popolari, credo sia ancora in fase di identificazione".
Gabriele Arcuri