REDAZIONE MODENA

La bipersonale di Federici e Tommasi

La galleria Ranarossa 3.0 inaugura la stagione espositiva con le mostre di Andrea Federici e Gaetano Tommasi al Festival Filosofia. Federici affronta il tema dell'Alzheimer, mentre Tommasi esplora l'aspetto narcisistico della personalità. Opere esposte insieme a testi poetici di Cristina Boschini e progetti dedicati al lutto.

La galleria Ranarossa 3.0 inaugura la stagione espositiva con le mostre di Andrea Federici e Gaetano Tommasi al Festival Filosofia. Federici affronta il tema dell'Alzheimer, mentre Tommasi esplora l'aspetto narcisistico della personalità. Opere esposte insieme a testi poetici di Cristina Boschini e progetti dedicati al lutto.

La galleria Ranarossa 3.0 inaugura la stagione espositiva con le mostre di Andrea Federici e Gaetano Tommasi al Festival Filosofia. Federici affronta il tema dell'Alzheimer, mentre Tommasi esplora l'aspetto narcisistico della personalità. Opere esposte insieme a testi poetici di Cristina Boschini e progetti dedicati al lutto.

Proposte d’arte, nella cornice del Festival Filosofia; la galleria Ranarossa 3.0, in via Montevecchio 21, inaugura la sua stagione espositiva con una bipersonale di Andrea Federici e Gaetano Tommasi. Titolo dell’esposizione di Federici è: ’Alzheimer – il mondo interdetto’. L’artista affronta il tema della malattia che causa un progressivo deterioramento della psiche, cancellando la memoria. Nelle opere di Federici si percepiscono spiragli di speranza grazie alla presenza di un riflesso d’anima, più pulsionale, che nei malati resta vivo e ne costituisce la vera essenza. A questa stessa essenza, che l’artista rappresenta in forma di animale, è legato il sogno, dove reale e razionale perdono significato e in cui il malato ritrova una dimensione in cui essere se stesso. ’Narciso – la felicità inafferrabile’ è, invece, il titolo della mostra di Gaetano Tommasi, che ha indagato l’aspetto narcisistico della personalità. La continua necessità di ammirazione, l’auto celebrazione e l’assenza di empatia sono elementi di distanza che poniamo tra noi e la realtà. L’autore propone una lettura ‘anti-narcisista’ dell’esistenza: i ritratti esprimono la volontà di celebrare l’autenticità e la semplicità, rompendo lo specchio dell’autocompiacimento per riconnettersi al circostante. Le opere dei due artisti sono esposte insieme a testi poetici di Cristina Boschini, che ha curato la mostra. Al tema del lutto è dedicato il progetto di Maria Teresa Mori (Artesì), realizzato da Massimo Lagrotteria. Nella chiesa di S.Giovanni Battista, a Modena, si trova il ‘compianto’ di Guido Mazzoni. In questo quattrocentesco gruppo scultoreo non c’è alcuna elaborazione del lutto e la morte di Cristo è rappresentata nella spietatezza dei suoi effetti immediati. Massimo Lagrotteria ha realizzato un’installazione che dialoga con l’opera del Mazzoni, animandone la paresi figurativa. Gli elementi dell’opera paiono due: un Cristo esanime, impasto di pigmento, argilla e materiali di risulta, e una croce spogliata del corpo. In realtà, essi sono tre: lo spazio vuoto tra il corpo e l’ombra della croce simboleggia il tempo del lutto, della sua elaborazione, in cui si colloca il lavoro di Psiche. ’Il lavoro del lutto di fronte al compianto di Guido Mazzoni’ è a cura di Cristina Muccioli. ’Psyché soffio tangibile’ è la mostra dell’artista modenese Claudio Centin, nella Bottega d’arte in Via Berengario 38A-40. Le opere, realizzate con materiali di scarto, offrono una riflessione sulla materialità del soffio vitale.