Secondo l’associazione di tutela Italia Nostra ci sarebbero problemi nel trasferimento, che dovrebbe avvenire a breve, della casa di riposo Ramazzini dalla storica sede di via Luosi 130 al nuovo spazio in costruzione alla Madonnina su un’area comunale tre le vie Marco Polo e don Pasquino Fiorenzi. Il vecchio edificio invece è stato assegnato gratuitamente, attraverso una convenzione, alla Provincia e qui dovrebbe essere allargato l’Istituto tecnico industriale statale Enrico Fermi posto sull’altro lato della strada. Ma, appunto, Italia Nostra solleva problemi parlando di provvedimento "illegittimo" per mancata autorizzazione della Soprintendenza e perché il vecchio Ramazzini risulterebbe stravolto con la nuova funzione anche non avendo esaurito la sua funzione "ospedaliera". Italia Nostra - associazione nazionale, a Modena presieduta dall’ex presidente delle Corte di Cassazione Giovanni Losavio (nella foto) - affida queste informazioni a una nota. "Si sta avvicinando il momento in cui diverrebbe eseguibile la convenzione (approvata dal consiglio comunale il 31 maggio 2018) con la quale il Comune ha concesso in uso gratuito alla Provincia il complesso del Ramazzini per l’ampliamento del Fermi. L’immobile è ancor oggi sede della Casa protetta per anziani Ramazzini, ma la società cooperativa che l’ha in gestione ha ottenuto dal Comune la concessione di un’area per la costruzione di una nuova sede e i lavori al riguardo sono in fase avanzata. La delibera consiliare del maggio 2018 offre la certezza che la nuova destinazione non sia stata preventivamente sottoposta al doveroso vaglio della Soprintendenza e dunque, priva della necessaria autorizzazione e perciò illegittima, la convenzione approvata dal Consiglio non può essere eseguita. E non è solo un ostacolo formale".
Non solo, prosegue Italia Nostra: "La nuova e diversa destinazione con le radicali trasformazioni strutturali che comporterebbe non è compatibile con il carattere storico artistico dell’edificio. L’organizzazione funzionale degli interni, la speciale tipologia, come analiticamente descritta nel provvedimento di verifica (precoce adozione a Modena del modello moderno di struttura ospedaliera che rifiuta l’assetto a vaste camerate per una articolazione in più minute unità di ricovero e cura), risulterebbe travolta dalla conversione degli spazi del corpo centrale ad aule scolastiche. Ma innanzitutto non può dirsi che l’immobile abbia esaurito la funzione che è attiva dal 1915 e le ragioni che inducono il Comune proprietario alla diversa destinazione non meritano riconoscimento, perché fondate sulla mera onerosità della spesa necessaria per l’adeguamento dell’edificio alle esigenze attuali di efficiente assistenza, nel rispetto della organizzazione degli spazi, interna e funzionale alla destinazione d’uso ospedaliera (lo si legge nella relazione storico-artistica del settembre 2013 della dichiarazione dell’interesse culturale). Quando è avvertita a Modena la esigenza di dar vita a un centro di assistenza e cura di speciali e diffuse patologie degli anziani".
s.l.