
"Io, mia moglie e tre bimbi in 35 metri quadri" Ecco la quotidianità degli invisibili dell’R-Nord
di Valentina Reggiani
Un corridoiolungo e stetto. A sinistra, una dopo l’altra, le tantissime porte che consentono l’accesso ai minuscoli appartamenti. Arriviamo all’ultimo: ci apre un giovane papà che ci invita a entrare. Difficile pensare che una persona possa vivere davvero lì dentro e, soprattutto, pagare un affitto per poterci restare. Ancor più difficile immaginare che in quei 35 metri quadri vivano due coniugi e i loro tre figli. In quell’aveare chiamato R-Nord le condizioni di sopravvivenza degli inquilini appaiono davvero difficili. Non passa un giorno senza che la zona e soprattutto gli edifici non finiscano alla ribalta delle cronache per situazioni di spaccio, prostituzione, degrado, nonostante la recente inaugurazione del bar e del supermercato. Ma quelle mura scrostate nascondono anche situazioni di estrema fragilità e disperazione. E’ il caso della famiglia di Enoch Yaw Boamah, un giovane papà ghanese arrivato in Italia nel 2012. L’uomo vive nel piccolissimo monolocale insieme alla moglie e ai tre figlioletti di sei, cinque e tre anni, due femmine e un maschietto. Si è affidato a queste pagine non con l’intento di chiedere carità o aiuto di alcun tipo. Con estrema franchezza, infatti, Boamah fa presente di voler soltanto avere la possibilità di affittare un appartamento più grande e decoroso per la propria famiglia; per riuscire a dare ai suoi bambini una stanza in cui dormire e giocare.
"Lavoro in Italia dal 2012 e ho sempre avuto un lavoro regolare – ci spiega – Inizialmente ero arrivato solo e mi andava bene alloggiare in un monolocale. Poi mi ha raggiunto mia moglie e sono nati i nostri tre bambini. Mi sono messo subito alla ricerca di qualcosa di più grande, ma nessuno ha voluto affittarmi nulla. Per tutti sono ‘solo’ un ghanese e di conseguenza uno spacciatore o comunque un poco di buono. Sono disposto anche a pagare 600 euro di affitto: l’unica cosa che mi importa è dare un rifugio sicuro, decoroso e caldo alla mia famiglia". L’uomo spiega di pagare 350 euro al mese per la stanza in affitto; perché, in effetti, l’unico locale in cui è possibile fare almeno due passi è la camera da letto. I bimbi, insieme a mamma e papà, dormono tutti nello stesso letto, ma non possono neppure acquistare giochi: non c’è posto per sistemarli. La cucina, con impianti vetusti, può ospitare al massimo una persona alla volta: parliamo di una striscia di pavimento di neppure un metro in cui è sistemato un lavello ed una piastra elettrica. I muri sono cosparsi di muffa e i pavimenti sono talmente rovinati che è difficile scorgere le mattonelle.
I bimbi, sempre e comunque sorridenti, riescono a inventarsi fantasiosi giochi restando in piedi su un piccolo divanetto. "Ho provato a chiedere anche alla stessa agenzia che mi ha affittato questo monolocale – afferma affranto il papà di famiglia –, ma mi ha risposto che non ha nulla di più grande da affittarmi. Ho provato a fare domanda in Comune, ma non ho ricevuto alcuna risposta. E ho fatto la spola tra le agenzie di Modena: mi hanno risposto tutte la stessa cosa, ovvero che per me non hanno nulla. Abbiamo bisogno almeno di due camere, di una cucina dove poter cucinare qualcosa di decente ai nostri bambini e di un piccolo salotto dove possano giocare". Se a uno dei piccoli venisse in mente di rincorrere il fratello o la sorellina, lo spazio certo non glielo consentirebbe. Dopo qualche minuto nel monolocale anche respirare diventa difficile. "Comprendo che sia difficile fidarsi di uno straniero, soprattutto di chi vive all’R-Nord, dove succede di tutto: ma io lavoro da anni e con impegno – conclude Boamah – la mia famiglia merita di più".