GIORGIA DE CUPERTINIS
Cronaca

Infermiere aggredito a Baggiovara: “Pensare di tornare al lavoro mi terrorizza”

Prima gli insulti poi quella rabbia cieca: Maurizio Alaimo ravvolge il nastro e racconta quello che è successo: “Ho ancora le palpitazioni, ma nessun altro deve vivere quello che ho subito io”

Modena, 30 ottobre 2024 – "Non posso nasconderlo, pensare di tornare al lavoro mi fa venire i brividi. E se torno con la mente a quell’esatto momento ho ancora le palpitazioni: fisicamente sto meglio, perché ho la pelle dura, ma psicologicamente sono devastato”.

Infermieri aggrediti all’ospedale di Baggiovara nella foto Maurizio Alaimo (a sinistra) e a destra il collega che lo ha aiutato Vincenzo Giambruno (Fotofiocchi)
Infermieri aggrediti all’ospedale di Baggiovara nella foto Maurizio Alaimo (a sinistra) e a destra il collega che lo ha aiutato Vincenzo Giambruno (Fotofiocchi)

Gli occhi pieni di paura, la voce spezzata, i segni della violenza subita ancora visibili sul suo volto. Ma anche il coraggio di parlare, di raccontare quanto successo agli altri, “affinché nessun altro si ritrovi a vivere quello che ho subito io”. Così Maurizio Alaimo, infermiere all’ospedale di Baggiovara, riavvolge il nastro e torna con la mente allo scorso lunedì, quando è stato violentemente picchiato dai parenti di una paziente ricoverata: “Tutto è nato da un diverbio futile. La paziente, che si è presentata come una dirigente sanitaria calabrese, non voleva che un tirocinante le eseguisse il prelievo del sangue - spiega -. A quel punto, io le ho fatto presente come fosse importante, invece, formare i giovani che un giorno si prenderanno cura di noi e che non bisognava di certo dare il brutto esempio. Una frase che evidentemente le ha scaturito qualcosa dentro, che poi ha trasmesso ai parenti, partiti da casa carichi di questa rabbia nei miei confronti e intenzionati a farmi del male”.

Di fianco a lui c’è Vincenzo Giambruno, l'infermiere tempestivamente intervenuto in difesa del collega e, per questo motivo, anch’egli colpito dai parenti della donna. “Psicologicamente ero scioccato dalla scena che avevo davanti, quasi immobilizzato. Ma il mio corpo si è mosso istintivamente, da solo, per evitare che capitasse il peggio: avevano messo il mio collega all’angolo e lo stavano picchiando con una violenza mai vista prima, così sono intervenuto subito per creare una via di fuga - racconta -. Quella cattiveria non si può descrivere con le parole: la notte mi sveglio pensando a quell’episodio e mi viene il terrore. Così come sono terrorizzato all’idea di tornare sul mio posto di lavoro".