Ci sono diversi elementi che inchioderebbero Alex Oliva, secondo la procura. L’indagato avrebbe indotto uno degli elettricisti a fornire dichiarazioni non vere circa la sostituzione dell’hard disk dell’impianto di videosorveglianza della prorietà, che sarebbe stato presumibilmente sostituito dopo la scomparsa di Legari. Quelle riprese, con tutta probabilità avrebbero quindi potuto fornire informazioni fondamentali – secondo gli inquirenti – sulla scomparsa dell’uomo. Ma c’è di più: recentemente Oliva è finito a processo, al pari del padre 75enne con le accuse di lesioni personali. Infatti entrambi, padre e figlio sono stati recentemente condannati a sei mesi di carcere, pena sospesa per un’aggressione ai danni di un sassolese di 60 anni. A luglio 2022 il padre dell’indagato – secondo le accuse – aveva tamponato la vittima mentre la stessa percorreva la strada a bordo della propria auto, a Fiorano, per poi costringerla a scendere dal mezzo. A quel punto era arrivato Oliva che aveva colpito al fianco, con un dissuasore elettrico e poi con pugni al volto il 60enne. Pare che alla base dell’aggressione vi fosse un debito contratto dal 60enne con padre e figlio. Ebbene all’interno del furgone di Legari, rinvenuto a Sassuolo gli inquirenti hanno trovato, nel corso delle perquisizioni un biglietto con il nome della vittima di quel pestaggio dopo che lo stesso mezzo era stato parcheggiato proprio nei pressi dell’abitazione del 60enne. Un biglietto scritto a mano ma non da Legari, secondo la perizia calligrafica effettuata. Potrebbe dunque essere stato Oliva – secondo il quadro accusatorio – a scrivere quel biglietto come a depistare le indagini degli inquirenti per portarli proprio sulle ‘tracce’ di quel sassolese 60enne picchiato dagli Oliva. Ipotesi, certo, che però aggiungono ulteriori elementi alle indagini.
Valentina Reggiani