Modena, 27 novembre 2024 – Non c’è un vero e proprio schema. Si appostano in alcune zone della città e, quando individuano una potenziale vittima, sollevano lo scaldacollo per coprire il volto ed entrano in azione. Se ‘va bene’ strattonano e rapinano la vittima per poi dileguarsi. Se va ‘male’, se la vittima si azzarda a guardargli negli occhi o si rifiuta di consegnare loro contanti, cuffiette o telefonini scatta il pestaggio. A mani nude, per lo più ma anche con coltelli e, come avvenuto negli ultimi due casi, con chiavi inglesi. Non sempre, a quanto pare, hanno però un obiettivo: a volte entrano in azione solo per il ‘gusto’ di fare del male.
Non è l’incipit di un racconto giallo ma la cruda realtà modenese dove quasi ogni giorno ormai e, soprattutto nei fine settimana ragazzini minorenni ma anche adulti vengono presi di mira da spietate baby gang. Gruppi di giovani violenti formati da ragazzi di seconde generazioni, spesso originari della Tunisia ma anche da studenti italiani.
L’ultimo episodio risale a sabato sera, in zona centro, alle 2 del mattino. Qui un ragazzo di 27 anni è stato colpito alla testa da un oggetto contundente e poi rapinato. E’ stato avvicinato in strada dal branco, mentre rientrava a casa. ventiquattro ore primastesso copione in zona Buon Pastore, sempre nel perimetro centrale della città. Ad essere preso di mira è stato Samuele Cantergiani, 28 anni, medico reggiano e figlio di Gianluca, segretario cittadino del pd a Reggio Emilia ed ex capogruppo in consiglio.
“Camminavo con le cuffie alle orecchie, dopo essere sceso in strada per buttare la spazzatura – racconta il giovane – . Sono passato accanto a due di loro poi li ho sentiti arrivare alle spalle: mi hanno seguito e, quando mi sono girato, mi hanno accerchiato in quattro o cinque. Uno di questi ha estratto la chiave inglese e mi ha colpito alla testa. Non ho reagito - racconta -, li ho scansati e mi sono diretto verso casa; poi è arrivata la polizia. Quanto accaduto mi ha tolto la tranquillità, sicuramente ma mi sono imposto di non avere paura ad uscire. Penso però come potrebbe vivere un’aggressione del genere un ragazzino: io sono alto 1.85, mi sono difeso ma se fosse capitato ad altri, magari, sarebbe finita diversamente. La cosa che mi ha più colpito è che è stata una cosa assolutamente non motivata: il solo intervento della polizia non basta”
Ad intervenire è anche il padre Gianluca: “ Un gesto di gratuita, inutile violenza, totalmente ingiustificata. Mio figlio stava facendo una semplice passeggiata e se il cappello che indossava non avesse attutito il colpo, sarebbe andata peggio. Il tema è uno soltanto: ci rendiamo conto che a colpire sono ragazzi, forse minori che escono di casa armati per compiere gesti gravissimi che non hanno senso? Buttano via il loro tempo dando l’idea di non avere un’alternativa e questo ci deve interrogare tutti. Li diamo per persi o troviamo una strada per recuperarli”?