"Hanno preso l’uomo sbagliato ma, al di là dell’inferno del carcere, ciò che più mi dispiace è la sofferenza patita dai miei tre figli". Il giudice venerdì mattina ha assolto per non aver commesso il fatto l’unico fermato dalla polizia per la rapina di tre anni fa al Bingo di Carpi. Si tratta di un artigiano di origine rumena residente a Genova, Ebert Ioan Eusabin, difeso dall’avvocato Maurizio Tonnarelli di Genova che annuncia battaglia per ottenere il risarcimento. A incastrare il 37enne, la targa dell’auto ma lui, quell’auto, l’aveva venduta prima del colpo. E’ stato vittima, dunque, di un errore.
Erano le 7.30 del 4 agosto del 2019 quando tre uomini fecero irruzione nella sala Bingo di via dell’Industria. Da una Mercedes coupé uscirono due uomini che, volto travisato da passamontagna e pistola in pugno, minacciarono con l’arma l’addetto di sala, facendosi consegnare quasi novemila euro. Dopo un anno di indagini la polizia bussò alla porta del rumeno, arrestandolo. Le indagini si concentrarono proprio sull’auto utilizzata per il colpo ma anche su altri indizi che avevano portato alla richiesta dell’ordinanza di misura cautelare in carcere.
Eppure, secondo il giudice, Ebert Ioan Eusabin, che si è sempre professato innocente, nulla ha a che fare con la rapina. "Ho tre figli di 6, 10 e 14 anni ed ho sempre lavorato – spiega l’uomo – uno dei miei figli ha una grave malattia ed è stato sottoposto a trapianto. Sono in Italia da 17 anni e non mi sono mai permesso di fare cose del genere eppure sono stato otto mesi in carcere e poi ai domiciliari, col braccialetto, nonostante fossi innocente. Quel giorno – racconta – la polizia è arrivata a casa mia, a Genova, e mi ha portato via davanti ai bambini. Mi hanno detto che avevano un mandato d’arresto per una rapina ma io non ne sapevo niente; non capivo di cosa parlassero. Avevo venduto l’auto ad una persona che non voleva pagare il passaggio di proprietà: mi aveva detto che l’avrebbe portata in Albania per demolirla e dopo qualche mese mi ha riportato la targa.
Evidentemente – sottolinea il 37enne – mentre era ancora intestata a me qualcuno ha fatto il colpo. Quello che ricordo è che il 17 luglio 2019 ho riportato a casa mio figlio dall’ospedale e già l’auto non ce l’avevo più. Sicuramente sono stato ingenuo perché ho venduto ad un conoscente l’auto che avrebbe voluto dare a suo cugino nonostante già mi avesse creato guai con una precedente vendita di un mezzo. Sapete che ne ho fatto dei soldi recuperati dalla vettura? – precisa l’uomo – ho acquistato sette televisori per il reparto trapianti dove mio figlio è stato salvato".
Ebert Ioan Eusabin precisa anche: "Io non metterei mai in pericolo la vita di nessuno; ho tre figli e vengono prima di tutto. In carcere ho trascorso momenti orribili, resi ancor più difficili dalla consapevolezza di essere innocente. Eppure io lo avevo spiegato alle forze dell’ordine e al pm. Cosa ho provato il giorno dell’assoluzione? Una gioia immensa e ringrazio il giudice perché ha saputo ascoltare. Ha visto che il rapinatore ripreso dalle telecamere pesava il doppio di me: io sono sempre stato 66 chili e mi ha creduto. Però in carcere vi ho trascorso otto mesi che nessuno mi restituirà mai ed ora chiedo giustizia e un risarcimento per l’ingiusta detenzione". Il legale dell’uomo spiega come, da subito, il 37enne si fosse dichiarato innocente: "Vedremo come procedere".
Valentina Reggiani