
Una notifica che indica il giorno del potenziale contagio. Così Immuni, l’app promossa dal Governo per monitorare l’epidemia, si palesa sugli schermi dei nostri smartphone se entriamo in contatto con un positivo. E’ successo, nei giorni scorsi, a Enrico Pagliarini, noto giornalista di Radio 24, modenese. "Lunedì 5 ottobre – racconta – un messaggio rosso mi ha avvertito di questo rischio. Per fortuna è andato tutto bene". Benissimo, anzi: la storia di Pagliarini, infatti, è a lieto fine. Non solo perché, fortunatamente, non aveva contratto il virus, ma anche perché la macchina della sanità, nel suo caso, ha funzionato alla perfezione. "Dal primo contatto col medico all’esito del tampone, tutto è avvenuto senza intoppi".
Riavvolgiamo il nastro. Pagliarini il 5 ottobre, un lunedì, viene contattato da Immuni. La notifica che gli appare sul telefono dice: ’Esposizione a rischio. Immuni ha rilevato che il giorno 30 settembre 2020 sei stato vicino a un utente Covid positivo’. L’app invita a chiamare il medico. Pagliarini procede, ma prima fa un controllo molto importante, usando le tante app che sfruttano la ’geolocalizzazione’ dei telefoni di oggi. In questo modo riesce a ricostruire le attività di quel mercoledì, il 30 settembre. "Avevo preso un bike sharing a Milano (la sua sede di lavoro, ndr) – racconta –, un caffè con un collega, ma sempre stando attento. Sono una persona molto prudente, evito gli assembramenti e indosso la mascherina. L’unico momento in cui un contatto ’prolungato’ con un positivo mi sembrava plausibile era il pranzo". Sottolinea ’prolungato’ perché Immuni segnala i contatti con utenti positivi entro i due metri di distanza e per più di 15 minuti.
Chiarite le idee, Pagliarini chiama il medico di base. "Questo – spiega – è un passaggio importante. Nessuno, infatti, sa che Immuni ti ha contattato: serve senso civico". Il medico gli dice di chiamare l’Igiene pubblica dell’Ausl. La risposta arriva dopo 11 minuti di attesa, "un tempo accettabile". Raccolgono alcune informazioni base poi, dopo 4 ore, lo richiamano. "Il medico mi ha fatto una specie di triage telefonico. Le sue conclusioni? Non avevo avuto atteggiamenti a rischio, quindi mi ha suggerito di non andare in giro e mi ha detto che mi avrebbero chiamato il giorno successivo per fissare il tampone". La telefonata arriva, tampone a Vignola, in modalità drive through, alle 8.30 della mattina successiva (mercoledì 7). "Ho aspettato un minuto, e un altro minuto è servito per fare il tampone – racconta – Mi hanno detto che, nel caso fossi risultato positivo mi avrebbero contattato nel giro di 24 ore, altrimenti in due o tre giorni al massimo. Il giorno dopo, giovedì, l’esito al pomeriggio era già sul mio fascicolo sanitario elettronico". La morale? "L’Ausl si è dimostrata molto organizzata e tutte le cose ’promesse’ sono state fatte nei tempi stabiliti".
Davide Miserendino