Non esiste una data già fissata per la definitiva unificazione delle diocesi di Modena e di Carpi, "non ci è stata data una scadenza, ma c’è la speranza che non debbano servire anni – sorride l’arcivescovo Erio Castellucci –. Il mio augurio è che alla fine del 2025 si possa tenere una celebrazione giubilare nella diocesi unica, tuttavia ci sono ancora tanti passaggi da compiere".
Incontrando i giornalisti, ieri monsignor Castellucci ha fatto il punto sul percorso che porterà alla creazione di una sola diocesi dalle due attuali di Modena e di Carpi: ma non sarà lo ‘scioglimento’ di Carpi in Modena – ha tenuto a ribadire –, quanto piuttosto una rigenerazione, la nascita di una nuova realtà con una nuova articolazione. "È anche l’occasione per un rinnovato sogno ecclesiale", ha sottolineato padre Lorenzo Prezzi, dehoniano, teologo e giornalista, a lungo direttore della prestigiosa rivista "Il Regno".
Don Erio ha ricordato come da molto tempo sia aperto il tema della riduzione del numero delle diocesi italiane: "Lo stesso Papa Francesco lo sollevò già nella prima riunione con i vescovi italiani, poco dopo la sua elezione". Attualmente in Italia sono 41 le diocesi unite ‘in persona Episcopi’, cioè rette da uno stesso vescovo, come Modena e Carpi: "Da un discorso del Papa della scorsa primavera, mi era sembrato di percepire un ripensamento – ha detto l’arcivescovo –. La scorsa estate, pensavo proprio che Modena e Carpi sarebbero rimaste separate. Invece a settembre il nunzio per l’Italia ci ha confermato l’intenzione di procedere con l’unificazione". E ogni trimestre le diocesi dovranno presentare un report sui passi compiuti.
Certo – come si percepiva già dal comunicato diffuso l’altro giorno – l’iter non è semplice. "Abbiamo individuato tre grandi aree di lavoro – ha detto monsignor Castellucci –. Il più complicato è certamente l’ambito economico perché ha aspetti anche gestionali e fiscali. Il più importante per noi è l’ambito pastorale, su cui si sta studiando un’articolazione. E poi c’è l’ambito territoriale con la ridefinizione dei vicariati". L’unificazione porterà ad accorpare alcuni uffici e servizi che tuttavia – ha assicurato l’arcivescovo – avranno sportelli sia a Modena che a Carpi: accadrà per esempio con la Caritas diocesana che sarà unica ma con articolazioni territoriali, o con l’ufficio scuola per la formazione degli insegnanti di religione, o per altri uffici (come Migrantes o l’ufficio liturgico) che già stanno dialogando e lavorando insieme. Si dovrà ridisegnare la ‘mappa’ della Chiesa modenese: a Modena ci sono 13 vicariati, a Carpi 6 zone pastorali, "ma non arriveremo a 19 vicariati", ha detto don Erio. A Modena e provincia poi è in atto l’accorpamento delle parrocchie, che da 246 sono già passate a 210 e dovrebbero arrivare a essere circa 150: "Ci sono sacerdoti (per esempio in Appennino) che oggi devono seguire sette parrocchie da 500 abitanti, e ciascuna è un ente giuridico: meglio che diventino una sola – ha aggiunto –. Carpi ha un altro respiro: sono poche le parrocchie che potrebbero essere accorpate". L’unificazione ovviamente riguarderà anche gli uffici di Curia: sono in tutto una ventina i dipendenti delle due diocesi (esclusi collaboratori o servizi afferenti a enti esterni), "ma avremo la massima attenzione a non penalizzare nessuno". I fondi dell’8 per mille, almeno per i primi tre anni, continueranno a essere erogati alle singole diocesi, "poi si vedrà".
Il cammino è avviato e ogni tre mesi – ha assicurato don Erio – verrà dato conto dei passi compiuti. E già un appuntamento è fissato: durante la Settimana Santa del 2025, la Messa crismale (con la benedizione degli olii santi) sarà soltanto una e riunirà nel Duomo di Carpi tutti i sacerdoti anche della diocesi di Modena. Un segno già visibile di comunità.