REDAZIONE MODENA

Il tribunale: "Niente ’funeral home’ Insegne e annunci siano rimossi"

‘Rimozione di tutti i cartelli, le insegne, i manifesti, gli annunci collocati sul territorio della Provincia di Modena e zone limitrofe; il tutto, entro quindici giorni dalla comunicazione dell’ordinanza’. E’ quanto disposto dalla seconda sezione civile del tribunale nei confronti delle onoranze funebri Christian De Carlo, dopo il ricorso presentato dalla Società Cofim S.p.A. lo scorso aprile. Gianni Gibellini, amministratore delegato e socio, chiedeva infatti di ordinare alla società in questione l’eliminazione di tutti i cartelli e manifesti, contenendo gli stessi il riferimento a ’Funeral Home’. Secondo Gibellini la società Christian De Carlo Onoranze Funebri aveva avviato una campagna pubblicitaria, nella zona di Sassuolo e in quelle limitrofe, nella quale si annunciava proprietaria di una Casa Funeraria, ’Eterea Funeral Home’, accompagnata dall’immagine di una moderna struttura, simile a quella delle Onoranze Funebri Gibellini. Tale campagna si realizzava attraverso la pubblicazione di annunci, l’affissione di cartelloni pubblicitari, la distribuzione di biglietti da visita nonostante la struttura, in fase di realizzazione in un edificio di Sassuolo, non fosse ancora ultimata. Secondo Gibellini, in sostanza, a causa di tali annunci chiunque poteva essere indotto a credere nell’immediata fruibilità dei servizi offerti dalla società in questione. Secondo invece la società De Carlo la denominazione ’Funeral Home’ non poteva certo dirsi una prerogativa esclusiva dell’attività imprenditoriale di Gibellini. Secondo i giudici ‘l’oggettiva appropriazione dei pregi caratterizzanti i servizi resi da altra impresa concorrente’, ovvero Terracielo, è sufficiente per accedere al rimedio inibitorio, visto il compimento di atti di concorrenza sleale. La società quindi non potrà più usare la dicitura ’Funeral Home’ e immagini riproduttive di strutture analoghe alla funeral home di Gibellini e dovrà rimuovere relativi cartelli, insegne e manifesti.

Valentina Reggiani