«Il successo di Bologna? Da troppo tempo non andavamo in strada»

Parlano i quattro ideatori del nuovo movimento che ha stupito l’Italia: «Bisognava fare qualcosa per fermare i sovranisti»

Migration

Il telefono non smette di squillare. «I giornali, l’Ansa, l’Annunziata: oggi mi hanno chiamato tutti, se va avanti così la mia ragazza mi lascia...». Altro che Salvini, Mattia Santori ha problemi più grossi. Trentadue anni, laureato in Scienze Politiche e istruttore di frisbee, è una delle menti delle ‘sardine’ anti-Lega, ideate in una notte insonne insieme a Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa. Quattro amici poco più che trentenni, che giovedì sera hanno portato in piazza a Bologna, mentre Salvini parlava al PalaDozza, 15mila persone: «Mi hanno sgridato, siamo stati troppo prudenti, erano anche di più. Ma ne aspettavamo la metà...», confessa il giorno dopo.

Quattro ragazzi sconosciuti hanno riempito piazza Maggiore: com’è successo?

«Una spiegazione ce la siamo data: la gente aveva bisogno di tornare in strada, senza teatrini. Molta gente non lo faceva da anni, c’era voglia di dare un segnale».

Di che tipo?

«Di speranza, lontano dalla retorica e dagli slogan populisti che sentiamo in continuazione».

Colpa di Salvini?

«La sua sembra l’unica voce in campo e da giovedì non lo è più. Nessuno gli dà contro, invece abbiamo decuplicato i suoi numeri su Facebook e raddoppiato quelli nella realtà. E’ venuto qui a fare campagna elettorale in una regione che non conosce e gli abbiamo dato una risposta. Lui ha portato gente dalla Lombardia e dal Trentino, noi al massimo da Argelato. E’ stata suonata una sveglia collettiva: siamo partiti noi quattro, ci sono venuti dietro famiglie, bambini, pensionati, gente comune».

Avete colmato un buco a sinistra?

«Non lo so. L’abbiamo detto anche giovedì sera: non diamo colpe a nessuno, né al Pd, né alla sinistra, perché la colpa è solo nostra».

Ovvero?

«Quanta gente non veniva in piazza da tempo? Quanta gente non disegnava qualcosa da anni? Quanta gente criticava e basta, senza fare nulla? Il nostro è un messaggio positivo, volevamo colpire le persone al cuore e dire: ‘Ma tu, che ti lamenti e basta, cos’hai fatto per fermare tutto questo?’».

Ha funzionato.

«Speriamo. Di certo, la gente è tornata a casa con la speranza che si possa cambiare, se tutti mettiamo insieme il nostro pezzetto».

Vi sentite un modello?

«Altre città ci hanno chiesto una mano, a iniziare da Modena dove si sono già auto-organizzati per lunedì. Faremo da coordinatori, da ‘ponti’. Non di più, perché non abbiamo il tempo».

E’ un caso che sia accaduto a Bologna?

«Assolutamente no, perché non c’è città migliore di Bologna per arrestare questa cavalcata del sovranismo che tutti definiscono inarrestabile. Ci guardano, ci implorano: ‘In Emilia-Romagna fate qualcosa’ e l’abbiamo fatto».

Addirittura?

«Ci arrivano messaggi da tutta Italia, le sardine sono diventate una speranza e oggi molta gente si è svegliata con un sorriso».

Federico Del Prete